Il "riformatore"
Dopo anni di retorica "maoista" Xi Jinping è stato presentato come l'erede di Deng Xiaoping dalla stampa statale. Cosa c'è nel documento conclusivo del Terzo Plenum
Indice:
Il “riformatore”: né occidentale, né denghiano
Il comunicato finale del terzo plenum: le cose importanti
New entry e soft landing nel comitato centrale
Bonus track: Vietnam
Link vari
Il “riformatore”: né occidentale, né denghiano
Da mesi ormai i media di Stato hanno cambiato la narrazione a proposito di Xi Jinping. Nel 2020 la Cgtn, la televisione statale cinese, ha mandato in onda un servizio a proposito di un viaggio di Xi a Shenzhen, luogo simbolo del periodo di riforme e apertura inaugurato da Deng Xiaoping dopo la morte di Mao.
Nel 2020 avevamo notato un po’ tutti questo “tributo” di Xi al leader che aveva aperto la Cina al mercato globale e al capitalismo, e un po’ tutti ci eravamo chiesti che tipo di segnale fosse. Se un tributo per placare la fazione più riformista del Partito o se invece era davvero qualcosa in cui Xi credeva.
In realtà poi è arrivato il Covid, sono arrivati i lockdown, la guerra in Ucraina e tutto è stato dimenticato.
Poi a marzo di quest’anno sulla Xinhua, l’agenzia di stampa statale cinese, esce un pezzo lunghissimo che esalta nuovamente le doti da “riformatore” di Xi Jinping. Il succo è questo: Xi Jinping è un riformatore proprio come lo era stato Deng Xiaoping.
Solo che, come vedremo nell’analisi del comunicato finale del Plenum, Xi non è né un riformatore in senso occidentale, cioè in senso politico. Né in senso denghiano, quando la Cina avviò riforme che portarono a un’apertura mai sperimentata dalla Repubblica popolare, nella quale le aziende private furono protagonisti.
Il “riformismo” di Xi è agganciare la necessità di equilibrare mercato e pianificazione in un momento storico nel quale la necessità non è più quella di crescere, ma quella di migliorare la qualità della crescita. E non solo: serve una crescita di qualità, non perdendo di vista la stabilità e la sicurezza nazionale (espressioni usate più volte nel comunicato finale del terzo Plenum).
Come hanno scritto Jing Qian e Neil Thomas:
Xi non è un riformatore nel senso "occidentale", o anche nel senso "denghiano": Xi vuole rendere lo stato del partito un'organizzazione più efficace per costruire un paese potente con un'economia resiliente e una società stabile. In altre parole, Xi sostiene solo gli aspetti della "riforma e dell'apertura" che si sovrappongono ai suoi piani per rimodellare l'economia cinese.
Su questo aspetto, sul cambio di “narrativa” della propaganda interna, il 24 maggio era uscita una puntata di Altri Orienti, la potete ascoltare qui sotto :)
Il comunicato finale del terzo plenum: le cose importanti
Premessa: il comunicato finale è un documento di linee guida, di scenario; chi si aspetta in questo comunicato le ricette, le riforme una a una, non può che rimanere deluso. Per completare il comunicato finale, servono i dettagli, serviranno i piani più precisi che usciranno nei prossimi mesi.
Come ha scritto Lizzi C. Lee:
”Il comunicato, sebbene conciso, funge da sintesi fondamentale per lo sviluppo a medio e lungo termine della Cina, con proposte dettagliate che seguiranno. Un rapporto successivo comprendente oltre 300 misure a proposito di riforme divise in tre sezioni principali, insieme ad altri dettagli, dovrebbe essere rivelato nei prossimi mesi, a partire da una riunione del Politburo alla fine di luglio.
Le reazioni immediate del mercato, caratterizzate da cali degli indici azionari e deprezzamento della valuta, sono fuorvianti. Il comunicato del Terzo Plenum non è progettato per fornire soluzioni immediate, ma per delineare una strategia completa.
Ora, mi sono letto più volte il comunicato finale e vi propongo un riassunto delle parti che mi sembrano più significative, dopo l’omaggio a Mao, Deng e ovviamente a Xi, dopo l’invito a ricercare la verità dai fatti e a realizzare il socialismo di mercato di alto livello, come scopo principale.
Vediamo i passaggi più rilevanti:
Dobbiamo sfruttare meglio il ruolo del mercato, promuovere un ambiente di mercato più equo e dinamico e rendere l'allocazione delle risorse il più efficiente e produttiva possibile.
Questo è uno dei passaggi di cui si è discusso maggiormente: nel 2013 - proprio il primo comunicato strategico di Xi - il Pcc aveva scritto: “il mercato svolga un ruolo decisivo nell'allocazione delle risorse”. Bene da ruolo decisivo a “sfruttare meglio”, non è la stessa cosa.
Secondo un analista sentito da CNA, “è prematuro concludere che il Partito abbia abbandonato il suo impegno formale di lasciare che il mercato svolga un ruolo decisivo nell'allocazione delle risorse”. Un rapporto più completo che espone le decisioni viene tipicamente rilasciato diversi giorni dopo il terzo plenum.
Il mio parere è che sia un downgrade rispetto al 2023.
In ogni caso il comunicato prosegue così:
Toglieremo le restrizioni sul mercato garantendo al contempo una regolamentazione efficace, sforzandoci di mantenere meglio l'ordine del mercato e rimediare ai suoi fallimenti. In tal modo, garantiremo flussi fluidi nell'economia nazionale e libereremo le forze trainanti interne e la creatività della nostra società nel suo complesso. (…) Ci assicureremo che le entità economiche sotto tutte le forme di proprietà abbiano pari accesso ai fattori di produzione in conformità con la legge, affinché possano competere sul mercato su un piano di parità e siano protette dalla legge, consentendo così alle entità sotto diverse forme di proprietà di completarsi a vicenda e svilupparsi fianco a fianco. Costruiremo un mercato nazionale unificato e perfezioneremo i sistemi alla base dell'economia di mercato.
Come vedete c’è anche un riferimento al mercato unico nazionale, a cui avevo accennato nella newsletter “Il più atteso”, insieme a una paventata parità di imprese di stato e imprese private.
Andiamo avanti:
Sarà essenziale utilizzare la nuova filosofia di sviluppo per guidare la riforma e fondare i nostri sforzi nella nuova fase di sviluppo.
Da questo passaggio molti media hanno fatto il titolo: La nuova filosofia di sviluppo eccetera.
Vediamo cosa significa però:
Dobbiamo approfondire le riforme strutturali dal lato dell'offerta, migliorare i meccanismi di incentivazione e vincoli per promuovere uno sviluppo di alta qualità e sforzarci di creare nuovi motori di crescita e punti di forza. Miglioreremo le istituzioni e i meccanismi per promuovere nuove forze produttive di qualità in linea con le condizioni locali, per promuovere la piena integrazione tra l'economia reale e l'economia digitale, per sviluppare il settore dei servizi, per modernizzare le infrastrutture e per migliorare la resilienza e la sicurezza delle catene industriali e di approvvigionamento.
Quali sono le basi?
L'istruzione, la scienza e la tecnologia e il talento funzionano come base di base e strategica per la modernizzazione cinese.
Andiamo avanti:
Dobbiamo perseguire riforme coordinate nei settori fiscale, fiscale, finanziario e in altri settori importanti
Arriveranno dunque riforme di natura fiscale, di cui si parla da mesi (trovate qualche riferimento in una newsletter, qui)
Proseguiamo.
Dobbiamo stare al passo con le ultime tendenze della tecnologia dell'informazione, coltivare un vasto pool di talenti nel campo della cultura e accendere la creatività culturale dell'intera nazione.
Il tema tecnologico (e poi, green, ma solo alal fine del comunicato, e sul quale credo sia stata data eccessiva enfasi) è uno dei più citati nel comunicato finale.
Miglioreremo il sistema di distribuzione del reddito, la politica dell'occupazione e il sistema di sicurezza sociale, riformeremo ulteriormente i sistemi medici e sanitari e miglioreremo i sistemi per facilitare lo sviluppo della popolazione e fornire servizi correlati.
Per chi ha letto le precedenti newsletter, sono tutti ambiti di riforma di cui si discute da tempo.
Ed ecco la parte green.
Dobbiamo migliorare i sistemi di conservazione ecologica, compiere sforzi concertati per ridurre le emissioni di carbonio, ridurre l'inquinamento, perseguire lo sviluppo verde e stimolare la crescita economica, rispondere attivamente ai cambiamenti climatici.
Poi c’è tutta la parte sulla sicurezza e la stabilità
Dobbiamo applicare pienamente un approccio olistico alla sicurezza nazionale, migliorare le istituzioni e i meccanismi per salvaguardare la sicurezza nazionale e garantire che uno sviluppo di alta qualità e una maggiore sicurezza si rafforzino a vicenda, in modo da salvaguardare efficacemente la stabilità e la sicurezza del paese a lungo termine.
E sempre nel finale c’è la firma di Xi:
Miglioreremo l'orientamento dell'opinione pubblica e affronteremo efficacemente i rischi in ambito ideologico.
Insomma arriveranno riforme, ma nella Cina di Xi Jinping le priorità sono la stabilità e la fede ideologica, poi arrivano le questioni economiche. Non è un bel viatico, ma questo comunicato pare essere un compromesso tra chi ha la necessità di trovare rimedi al rallentamento per migliorare l’economia cinese e chi ritiene la politica e l’ideologia superiori a tutti: potrebbe essere questa anche la chiave di lettura del ritardo con il quale il Plenum è arrivato, contrariamente alle consuete tabelle di marcia.
Il comunicato finale si trova qui in inglese, qui in cinese.
Qui trovate la trascrizione in inglese della conferenza stampa del giorno dopo.
Altri link post terzo plenum: il South China Morning Post, un altro pezzo di The Diplomat, Cna, Asia Nikkei Review.
New entry e soft landing nel comitato centrale
Le ultime righe del comunicato finale sono riservate ai cambiamenti all’interno del Comitato centrale. Cambiamenti che ci consegnano una novità e allo stesso tempo un aggiornamento su Qin Gang, ex ministro degli esteri - prima già ambasciatore cinese negli Stati Uniti, sparito ormai da molto tempo. Si diceva che i suoi problemi non fossero di corruzione, qualcuno aveva parlato di problemi di salute, altri di relazioni personali compromettenti per il suo ruolo da ministro.
In ogni caso, al Terzo Plenum è stato annunciata la sua esclusione dal Comitato centrale (il fatto che non sia stato espulso fa pensare che per lui si stia preparando un “soft landing”, considerando anche la sua lunga frequentazione con Xi).
Fuori Qin Gang e fuori anche Li Yuchao e Sun Jinming (ufficialmente espulsi) entrano nel Comitato centrale Ding Xiangqun (f), Yu Lijun (m), e Yu Jihong (f)
Bonus Track: Vietnam
Vietnam e un po’ di link asiatici: per ricordarvi che dal 3 settembre sarò in libreria con un nuovo libro sull’Asia, per Mondadori (arriveranno info naturalmente, un po’ più avanti :)
Il Vietnam è senza dubbio uno dei paesi più interessanti dell’area in questo momento: cresce, sta modificando il suo approccio, o almeno ci sta provando, per diventare un paese più tecnologico che manifatturiero. Viene spesso definito una “piccola Cina” perché è guidato da un partito comunista, perché ha effettuato una svolta storico negli anni ‘80 con il Doi Moi (Rinnovamento, a proposito di riformatori), perché è poi diventata una “piccola” fabbrica del mondo (dove i primi a delocalizzare per altro sono stati i cinesi), ora sta tentando appunto di specializzarsi nel tech, e perché da tempo era in corso una campagna anti corruzione (“Fornace ardente”) che ha un po’ ricordato quelle cinesi, specie quella di Xi Jinping.
Da qualche tempo il paese sta vivendo un momento politico particolare: due presidente sono stati fatti fuori per corruzione, due presidenti che erano considerati potenzialmente delfini del numero uno, Nguyen Phu Trong. Che è morto venerdì. I funerali il 26 luglio.
Qui c’è un ritratto di Asia Nikkei Review.
Link vari
In Bangladesh le proteste degli studenti contro la regola che favorisce, per i lavori pubblici, i familiari dei combattenti per l’indipendenza del 1971 sta diventando un bagno di sangue. Si parla di oltre cento morti.
In Pakistan il partito di Imran Khan rischia di essere completamente estromesso dalla vita politica, una decisione che arriva dopo i successi alle recenti elezioni.
In India si sono svolte le nozze più lunghe della storia: mesi per celebrare il matrimonio tra Anant Ambani e Radhika Merchant – lui è il figlio dell’uomo più ricco dell’Asia. Alla serata finale c’era Kim Kardashian, c’erano Tony Blair, John Kerry e John Cena. C’erano Mark Zuckerberg e Ivanka Trump. C’era Bill Gates. C’erano pure Gianni Infantino e Matteo Renzi. E a un certo punto è arrivato Narendra Modi, il primo ministro indiano. Ambani e Modi rappresentano un’India percepita come una potenza mondiale, il paese più popoloso del pianeta e un paese che è riuscito ad andare sulla Luna. Ma il divario tra ricchi e poveri, nella loro India di oggi, è più grande di quello che c’era sotto il dominio britannico.
La prossima newsletter arriverà tra un paio di settimane.
Qui ci sono altri posti dove puoi trovarmi: io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e Asia e provo a raccontare l'Asia e la Cina anche con i libri (il mio ultimo libro si intitola Tecnocina (Add editore, 2023). E pure qui su Instagram.
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Mi lascia perplesso. Sembra che ci sia un rifiuto di capire che la sfiducia dei mercati sia proprio dovuta alla priorità che viene data all’ideologia e al controllo del partito. O forse lo capiscono ma non gli frega nulla. Vedremo se hanno ragione, per ora si sono fatti molto male.
My Delayed comment (apologyse): after reading many time your comments as the report of the Plenum and the official note I consider it as a third most important decision in the history of PROC after Mao’s disgracing “Cultural Revolution” and Deng’s “New reforms”. My impression is that At the base of this decision it seems there is the convincement that China’s economy has reached the top of its potential and due many factors it has no more chance to grow. Actual data confirm this ipothesys. The risk is an enpoorishment of the population that bring them to protest against the government. And this is a big scare for any Chinese government.
Turning back to the decision of the Plenum: XI took a courageous decision, deciding to move China toward a unpredictable (maybe good future) respect a very predictable (bad) future in case he didn’t change the challenge. And he did in the Chinese way to act: preparing the base of the changement coming for education and scholarship. Of course he has emphasize the role of the CCP as central role also in the new era and of course he ask for unity and resiliency of the population, considering that the transition to the new future could long and full of hard time. This is also a warning to Chinese people and an advise that they will not accept anyone running against these decisions.
It is like Toyota that didn’t accept to compete in EV market because they are working to an hydrogen engine solution. In the meantime they are loosing sales but they are working for the future, where they will arrive before any other car makers.
My major doubt is related to the positioning of China in the international landscape. It is sure that the “limitless friendship “ with Russia that now has downgraded to “strategic partnership” is dangerous and has created a global sense of disappreciation against China and Chinese people. China cannot broke the relationship with western world that are much more important (under economic aspect ) than Russia. And it is clear that if China is reducing industrial production they do not need anymore gas and oil from Russia. This has been a very disgraceful decision that is not get easy this complicated moment. I don’t know if they will turn the face returning to a fierce face-to-face competition.
Sorry for my long comment . It always a pleasure follow you in your comment about China.
Gabriele