Tigri di carta (senza denti)
Mentre si avvicina il terzo Plenum irrompono questioni internazionali: la Nato attacca in modo diretto la Cina. Che si muove di conseguenza
Indice:
Tigri di carta (senza denti)
Weiqi e scacchi
Verso il Plenum
Un discorso su Cina e Stati Uniti
Link vari e altre storie notevoli
Tigri di carta (senza denti)
Una “tigre di carta sdentata”: è la definizione di un editorialista di Guancha a proposito del summit Nato svoltosi questa settimana a Washington. Un summit nel quale i temi più importanti dovevano essere la verifica delle capacità motorie e mentali di Biden, l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, nuovi aiuti militari a Kiev.
Ma era chiaro fin da prima del summit che nel documento conclusivo qualcosa di speciale sarebbe stato riservato alla Cina.
Intanto partiamo da cosa hanno scritto nel documento conclusivo i membri della Nato sulla Cina:
Il comunicato sottolinea la “partnership senza limiti” di Pechino con Mosca e il “sostegno su larga scala alla base industriale della difesa russa”, definendo la Cina come “decisive enabler” della Russa, un sostenitore decisivo.
“La Cina non può permettere la più grande guerra in Europa nella storia recente senza che ciò abbia un impatto negativo sui suoi interessi e sulla sua reputazione”
Questo critica diretta alla Cina nasce dal fatto che Pechino vende tecnologia dual-use alla Russia, che Mosca utilizza per il suo sforzo bellico. Pechino, in realtà, ha cercato di non incorrere in errori e rispettare le sanzioni, attribuendo la responsabilità della vendita di prodotti dual-use ai privati. Rimane il fatto che la Cina, se non direttamente, sta sostenendo la Russia da un punto di vista economico, con l’acquisto di gas e l’esportazione di prodotti che permettono ai russi di accedere a beni di consumo che altrimenti sarebbero bloccati dalle sanzioni.
In ogni caso, mai come quest’anno la Nato si è mai espressa con toni così duri e senza troppi giri di parole: il comunicato indica un cambio di paradigma al di là di quanto le accuse siano o meno fondate.
Del resto queste accuse erano già nell’aria ben prima del summit, dato che in tanti si erano espressi al riguardo.
Cominciamo dal segretario generale uscente Jens Stoltenberg, secondo il quale ci sarebbe “un’urgente necessità per l'alleanza di puntare l'attenzione sull'Asia”, dato che i teatri euro-atlantico e indo-pacifico “non sono più separati. La presenza di Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud al vertice della Nato dimostra che il mondo sta diventando più complesso”.
E ancora: “La guerra in Ucraina dimostra quanto siano strettamente allineati Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. La Cina è il principale facilitatore dell'aggressione bellica della Russia (in pratica le stesse parole del comunicato finale, ndr) contro l'Ucraina. Xi e Putin vogliono che la Nato e gli Stati Uniti falliscano in Ucraina”.
Mercoledì, anche il segretario di Stato statunitense Blinken si è espresso al riguardo: ha detto le stesse cose di Stoltenberg, ma in modo leggermente più sfumato.
In ogni caso il passaggio è stato compiuto e- opinione strettamente personale - ritengo sia molto rischioso, considerando anche l’esistenza di Aukus (Australia, Regno Unito e USa), Quad (Australia, India, Giappone e Usa) e svariate semi alleanze Usa- altri Stati in Asia che hanno due obiettivi: fare vedere alla Cina che gli Usa si muovono anche dal punto di vista della difesa e della sicurezza nell’area e provare a fissare dei paletti con gli “alleati” qualunque sarà l’esito del voto a novembre negli Stati Uniti.
Come a dire, se anche vincesse Trump, ormai la strada è segnata. Ma tutto sommato Trump potrebbe essere d’accordo a togliere risorse militari all’Ucraina, alla Nato e al fronte occidentale, chiamiamolo così, per scaricare tutta la sua attenzione contro la Cina.
Di queste cose ne ho parlato in un video sul mio canale di Youtube, lo trovate qui (vi potete iscrivere, se volete; sul canale metto video un po’ più lunghi di un reel, su temi di attualità o specifici, sia sulla Cina sia sull’Asia):
Ed eccoci alla risposta cinese.
Intanto la Cina insieme alla Bielorussia (fresca di ingresso nello Sco) ha condotto esercitazioni militari a Brest, a soli cinque chilometri dal confine polacco e a 50 chilometri dal confine ucraino. “Mentre la guerra in Ucraina infuria, questa decisione è vista come una sfida all'Occidente”, ha scritto, tra gli altri, Le Monde.
Tra l’altro a proposito di queste esercitazioni: l'ufficio del presidente polacco Andrzej Duda non ha commentato; non sappiamo se fosse stato avvisato di queste esercitazioni quando ha incontrato Xi Jinping due settimane fa. Una visita di Stato che ci dice alcune cose: il leader polacco si sarebbe concentrato sulla "cooperazione in economia e commercio, agricoltura, infrastrutture, connettività e scambi tra le persone". E proprio mentre Duda era a Pechino, Jens Stoltenberg stava avvisando gli alleati di rispondere ai crescenti legami della Cina con la Russia e di concentrarsi non solo sulle attività commerciali (su questa evidente differenza tra Nato ed Europa trovate un articolo tra i link segnalati in fondo alla newsletter).
Poi, come detto, i media nazionali non hanno dedicato eccessivo spazio al summit Nato se non per parlarne con toni oscillanti tra l’ironia e lo sprezzo totale. Mentre era in corso il summit i media hanno sottolineato gli incontri di Xi con la prima ministra del Bangladesh Hasina, con inviati dalla Thailandia e Guinea Bissau, come a dire, la Cina ha i suoi piani e guarda con attenzione al Sud Globale, non alla Nato.
Inoltre si è parlato molto di Sco (Shanghai Cooperation Organization, organismo intergovernativo con Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia), alla luce della richiesta - sostanzialmente formale - di Erdogan che ha detto: “Vogliamo sviluppare ulteriormente le nostre relazioni con Russia e Cina all'interno della Shanghai Cooperation Organization. Crediamo che dovrebbero accettarci non solo come partner di dialogo, ma come membri come gli altri”. (Queste affermazioni sono state fatte n un incontro con giornalisti riportato da Bloomberg).
Weiqi e scacchi
So che può sembrare una semplificazione e in fondo lo è, ma trovo sia utile utilizzare una metafora con il “go” e gli scacchi, per raccontare quanto sta covando all’interno dei rapporti tra Cina e Nato.
In termini di fredda strategia, la Nato e gli Usa si stanno sicuramente dedicando con molta attenzione all’area del Pacifico. Analogamente la Cina risponde, a suo modo, in modo meno vistoso, in un modo più avvolgente: la Nato richiede unità di intenti, traducendo la sua strategia in alleanza militari e basi militari Usa e rifornimenti di armi, la Cina risponde allargando la sua “sfera di influenza”, anzi sarebbe più giusto dire, allargando i confini della sua rinnovava “tianxia” (su cosa si intenda per tianxia, trovate qualcosa qui, ma da allora sono stati fatti molti nuovi ragionamenti, sono usciti libri nuovi al riguardo e spero di poterci tornare con calma)
Allora, il gioco che noi conosciamo con il nome giapponese di “go”, in cinese è weiqi, composto da wei, accerchiare, e qi che in questo caso sta per pietra, pedina. E quindi possiamo tradurlo come “Il gioco dell'accerchiamento”, ma attenzione: accerchiamento di un territorio, non dell'avversario.
Il weiqi è uno dei giochi di strategia più antichi al mondo ed è sicuramente il più complicato, benché abbia regole piuttosto semplici. Secondo i cinesi è nato più o meno 3000 anni fa, quando l'imperatore Yao lo regalò al figlio, che si distraeva molto facilmente. Aveva quindi bisogno di concentrazione e di aumentare la propria soglia dell'attenzione: allora il padre gli avrebbe fatto costruire questo gioco. In realtà siamo nel campo della leggenda. Le prime testimonianze del gioco ci arrivano più o meno verso il 400 a.C. nei Lunyu, i Dialoghi di Confucio e poi nello Zuo Zhuan, il Commentario di Zuo, probabilmente scritto da un discepolo proprio di Confucio. Parliamo di un periodo che è circa il 479 a.C.
Dicevamo: è un gioco semplicissimo, la scacchiera (qipan) è 19 per 19 caselle; il gioco consiste nel mettere delle pietre, le pedine, nell'intersezione delle caselle. Tra scacchi e go, in comune c'è il fatto che sono dei giochi di strategia che si giocano su una scacchiera.
E poi tra i due giochi, non c'è altro in comune. Negli scacchi ogni pedina ha dei posizionamenti, delle funzioni, delle possibilità di muoversi diverse l'uno dall'altro. Mentre invece nel go ogni ogni pietra è uguale all'altra.
Lo scopo negli scacchi è distruggere l’avversario arrivando a minacciare il capo, il Re.
Lo scopo del Go è accerchiare territorio cioè “creare dei mondi”, come dicono i giocatori di Go. E non umiliare l’avversario.
Se vogliamo, lo scopo primario che possiamo dedurre, più in quanto “visione” che come specifico obiettivo di un giocatore, è preservare il gruppo di pietre e fare in modo che nessuna delle pietre venga conquistata, circondata anzi, dagli avversari. Ed è previsto anche il sacrificio, naturalmente, di una pietra, purché venga preservato il gruppo.
Ci sono molti proverbi tra i giocatori di Go, che indicano bene la complessità del gioco: ad esempio si dice che “se non hai conquistato tutti e quattro i lati del qipan, allora hai perso”. E che “se hai conquistato tutti e quattro i lati del qipan, allora hai perso”.
Facciamo un esempio: nel momento in cui l'intelligenza artificiale deve battere il campione di scacchi, per batterlo è usata quella che viene definita “forza bruta”, cioè un calcolo di tutte le possibili conseguenze di una mossa.
Per il weiqi questo è impossibile, perché se volessimo calcolare il numero di partite che si possono fare nel weiqi, a causa della sua ridondanza, diciamo e magnificenza di mosse, verrebbe fuori un numero, per quanto grande, definito (nonostante questo, una AI batterà il campione del mondo di weiqi nel 2017).
Ma queste problematiche ci spiegano una cosa: che il weiqi è concepito quasi come un’arte ed è la creatività a comandare.
Ecco, per continuare nella semplificazione, Kissinger fa risalire la strategia cinese rispetto alla guerra, o meglio alla competizione, proprio al gioco del go. Un gioco quindi di fughe e attacchi, di accerchiamento e di tentativi di scappare da un accerchiamento, di inganni, di sorprese, di effetti stranianti, talvolta apparentemente assurdi e senza senso, più che appunto la contrapposizione tra “forze brut"e”. Teniamolo a mente. Sperando che la Nato non voglia giocare a scacchi.
Verso il Plenum
Siamo ormai a tiro del Terzo Plenum (per chi legge questa newsletter oggi: comincia domani, lunedì) e come nelle settimane scorse si continua a discutere di quelle che dovrebbero essere le “riforme” da adottare. Di seguito alcuni spunti che ho trovato interessanti e che potrebbero dirci qualcosa di più di quanto potrebbe succedere al terzo Plenum.
- cominciamo con un pezzo di Liang Jianzhang (noto anche come James Liang), uno dei co-fondatori e presidente di Trip.com Group, un colosso mondiale dell’industria dei viaggi, nonché professore di economica alla School of Management della Peking University. Sul suo account WeChat ha scritto un pezzo nel quale specifica che l’economia cinese è in difficoltà e che il rimedio è uno soltanto: aumentare il potere di acquisto della popolazione.
Vediamo alcune problematiche evidenziate da Liang:
Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, nell’aprile 2024, il tasso di disoccupazione della forza lavoro di età compresa tra 16 e 24 anni nelle aree urbane di tutto il Paese, esclusi gli studenti delle scuole, era del 14,7%. Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione, il numero di laureati in Cina nel 2024 sarà di 11,79 milioni. Il numero di laureati ha raggiunto livelli record negli anni e la pressione sull’occupazione continuerà.
Intanto grazie Liang per questi dati. Inoltre:
Rispetto alla maggior parte dei paesi ad alto reddito e delle economie di mercato emergenti, la percentuale della spesa per consumi dei cinesi è relativamente bassa. (…) Il tasso di consumo delle famiglie cinesi (consumo residente/PIL) è solo del 38%, 18 punti percentuali inferiore alla media globale.
Insomma, disoccupazione, consumi scarsi, mercato interno che non traina e non rimedia alle eventuali flessioni delle esportazioni (che pure a giugno sono cresciute): serve più capacità di spesa per i cittadini e Liang propone alcuni rimedi anche di natura fiscale. Il suo pezzo, in cinese, lo trovate qui.
- Un altro pezzo interessante è quello di Li Ling, professoressa all'Università di Pechino e direttrice del Centro di ricerca sullo sviluppo sanitario cinese: Li Ling sostiene che i costi siano ancora troppo alti e che siano necessarie riforme per favorire l’accesso alle cure a più popolazione possibile. Il suo intervento (in cinese) lo trovate qui.
- Li Junru è l'ex vicepresidente della Scuola Centrale del Partito. Ha scritto un pezzo sulle riforme nel quale scrive che “Non importa quanto le riforme e le aperture continueranno, dobbiamo tenere presente alcune cose: in primo luogo, dobbiamo stare dalla parte giusta della storia, seguire la tendenza storica e stare al passo con i tempi; in secondo luogo, dobbiamo prendere l’iniziativa, attivamente; rispondere ai cambiamenti e ricercarli attivamente. Solo così potremo continuare a stare al passo con i tempi e creare una nuova situazione di riforma e apertura. Il suo pezzo (in cinese) è qui.
Un discorso su Cina e Stati Uniti
Sono stato mandato in campagna come un "giovane istruito" con poca conoscenza, per unirmi a un team di produzione a Heihe, Heilongjiang, per cinque anni e mezzo. Durante quel periodo, ho lavorato nei campi, ho guidato trattori e ho persino portato armi, partecipando al servizio delle milizie armate. Si potrebbe dire che ho frequentato "l'università della società".
(…) Dal 1981, ho lavorato, studiato e vissuto negli Stati Uniti per oltre 14 anni come membro dello staff delle Nazioni Unite, come studente e come diplomatico. Tutto questo mi ha dato la possibilità di comprendere sistematicamente la storia, la cultura, la politica, l'economia e la società americana e di interagire con vari americani, assistendo al cosiddetto "stile di vita americano". Sebbene mi rendessi conto in quel momento che la storia della fondazione dell'America e le sue politiche nei confronti della Cina non erano così benevole e magnanime come alcuni proclamavano, in genere mi avvicinavo all'America con una mentalità di apprendimento e di attenzione ad essa. L'America era molto diversa allora rispetto a oggi. Negli anni '80, l'America era sicura di sé. Identificava l'Unione Sovietica come il suo principale rivale e si vantava di "Star Wars"; considerava il Giappone una minaccia economica, attaccandone i settori finanziario e manifatturiero. Entro gli anni '90, con la fine della Guerra Fredda, l'America divenne l'unica superpotenza, promuovendo con orgoglio il cosiddetto "Washington Consensus" e persino dichiarando la "fine della storia". In seguito, le cose cambiarono.
Questi sono alcuni stralci di un discorso fatto di recente da Cui Tiankai, l’ex ambasciatore cinese negli Stati Uniti: vi consiglio la lettura perché mi sembra molto interessante: qui, in inglese.
Link vari e altre storie notevoli
C’è uno scandalo alimentare abbastanza enorme in atto, un altro.
Sull’espulsione dell’ex ministro della difesa Wei Fenghe: secondo alcuni media, nell’accusa sarebbe presente un’espressione antichissima a indicare un “tradimento” (io sinceramente nei documenti ufficiali non l’ho trovata, ma ne scrive il Scmp qui)
La Nato, lunga vita o chissà: gli analisti americani sono molto più laici di quelli italiani, parlano con estrema naturalezza anche dei problemi della Nato (da noi sarebbe una sorta di lesa maestà): qui ad esempio Foreign Affairs sulla Nato e l’Asia, qui Foreign Policy sulla Nato e la Cina.
Sicurezza globale, le relazioni Cina-Stati Uniti, i legami Cina-Russia e l'approccio “attivo” della Cina nel Sud del mondo: vi spiega tutto, benissimo e in modo super chiaro, Giulia Sciorati qui.
La prossima newsletter arriverà tra una settimana a conclusione del Plenum.
Qui ci sono altri posti dove puoi trovarmi: io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e Asia e provo a raccontare l'Asia e la Cina anche con i libri (il mio ultimo libro si intitola Tecnocina (Add editore, 2023). E pure qui su Instagram.
E dal 3 settembre sarò in libreria con un nuovo libro sull’Asia, per Mondadori (arriveranno info naturalmente, un po’ più avanti :)
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Riesco solo a copiaincollare il testo
Rimozione
14 lug 2024
Abbiamo rimosso il tuo post
Perché è successo
Sembra che tu abbia cercato di ottenere "Mi piace", follower, condivisioni o visualizzazioni dei video in modo fuorviante.
Marina Anna Calle
14 lug 2024
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