Tecnocrate 2.0
Abbiamo sempre pensato che il periodo d'oro dei tecnocrati in Cina fosse quello del decennio 2002-12. Invece i numeri raccontano un'altra storia, nella quale c'è anche Xi Jinping, ovviamente.
Indice:
Tecnocrate 2.0
Vecchio, ti diranno vecchio
Altri Orienti
Link della settimana (fonti cinesi e internazionali)
Il thread
Tecnocrate 2.0
Si è molto parlato di “tecnocrati” cinesi principalmente durante il decennio 2002-2012, quello di Hu Jintao- Wen Jiabao, quando la Cina cresceva a ritmi velocissimi e c’era l’esigenza di tecnici che tenessero tutta la macchina economica sotto controllo. Allora a livello internazionale la Cina contava ancora poco e si sprecavano i complimenti per la “lungimiranza” e la serietà dei politici cinesi.
Queste lodi erano per lo più contrapposte alla “nostra” politica, dove improvvisati protagonisti finivano in Parlamento o alla guida del Paese.
È in quel periodo che si consolida la posizione di chi, come Daniel Bell, parla di “meritocrazia” cinese contrapponendola alla “democrazia”. In pratica: la Cina sarà anche un paese a partito unico ma il partito sceglie bene i suoi rappresentanti, grazie a un meccanismo di carriere e selezioni che porta ai livelli apicali persone preparate.
In realtà, però, il periodo d’oro dei tecnocrati è stato quello precedente al decennio 2002-2012. Il periodo d’oro dei tecnocrati è quello del tecnocrate che ce l’ha fatta, il tecnocrate che è arrivato in vetta, cioè Jiang Zemin.
Una ricerca di Macropolo dimostra infatti che:
Dato che gli stessi Hu e Wen Jiabao si sono formati all’interno della cosiddetta STEM (science, technology, engineering and mathematics), il decennio Hu/Wen è stato ampiamente inteso come quello dell'amministrazione tecnocratica. Eppure i tecnocrati a livello di Comitato Permanente del Politburo hanno oscurato una realtà più complicata. In effetti, i tecnocrati del Comitato Centrale (CC) hanno raggiunto il picco sotto Jiang Zemin e hanno toccato il fondo nel secondo mandato di Hu, per poi tornare in modo più significativo nel secondo mandato di Xi Jinping.
La diatriba rosso vs esperto (conseguente alla rivoluzione culturale quando veniva privilegiato il “rosso” rispetto all’ “esperto”) si ripropone durante il periodo di Deng Xiaoping. Che sceglie gli esperti (“la pratica è l'unico criterio della verità”).
La presenza dei cosiddetti "tecnocrati" nella leadership del Partito Comunista Cinese “aveva conferito alla politica del Partito un notevole pragmatismo. Questo perché Deng, come i leader che gli sono succeduti, credeva che la costruzione della nazione richiedesse competenze e abilità tecniche, non solo politici di razza del PCC”.
Con Xi Jinping siamo nell’ambito del “rosso E esperto”: Xi sembra muoversi in un perimetro preciso, scegliendo tecnocrati che rappresentano in pieno le esigenze del paese (sviluppo tecnologico, per semplificare) e che siano anche di provata fede politica (cioè fedeli a lui).
Cheng Li, direttore del John L. Thornton China Center ha scritto che dopo l’era Jiang Zemin, “a partire dal 17° Congresso del Partito (nel 2007 ndr), il predominio dei tecnocrati nella leadership cinese ha iniziato a diminuire e la percentuale di leader con un'istruzione non tecnica ha iniziato a crescere notevolmente. Il Politburo eletto nel 2007 contava 13 tecnocrati su 25 membri (52%), in calo rispetto a 18 membri su 24 (75%) nel Politburo del 2002. Al 18° Congresso del Partito, solo quattro membri del Politburo (16%) erano tecnocrati. Nel comitato permanente del Politburo, composto da sette membri, solo Yu Zhengsheng ha studiato ingegneria e ha lavorato come ingegnere durante i suoi primi anni”.
Le ragioni, secondo Cheng, sarebbero da trovarsi nella natura politica delle selezioni, dipendente dall’appartenenza alla Lega della Gioventù comunista, feudo dell’allora numero un Hu Jintao. Rimane un fatto: il periodo che siamo stati soliti chiamare “dei tecnocrati” in realtà non lo era. O lo era meno di quella precedente. E meno di quella successiva.
“Sotto l'amministrazione Xi, scrive Cheng, i tecnocrati tecnicamente ben formati, politicamente fidati, esperti di affari e con una mentalità globale sono stati visti sempre più come candidati idonei per la leadership del PCC, quindi queste nuove reclute differiscono profondamente dai loro predecessori tecnocratici vecchio stile”.
Vediamo alcuni di questi tecnocrati 2.0 come li chiama Cheng: il segretario del partito dello Xinjiang Ma Xingrui (1959), il segretario del partito dell'Hunan Zhang Qingwei (1961), il segretario del partito dello Zhejiang Yuan Jiajun (1962), il nuovo ministro dell'Industria e della tecnologia dell'informazione Jin Zhuanglong (1964). E ancora: il segretario del partito dello Shandong Li Ganjie (1964) che “ha conseguito la laurea nel campo dell'ingegneria dei reattori nucleari presso il Dipartimento di fisica ingegneristica dell'Università di Tsinghua. È stato anche direttore della National Nuclear Safety Administration della RPC. Il sindaco di Pechino Chen Jining (1964) ha conseguito la laurea e il master in Ingegneria ambientale presso l'Università di Tsinghua. Ha servito come ministro della Protezione ambientale per due anni prima di essere nominato sindaco della capitale nel 2017. Il segretario del partito di Liaoning Zhang Guoqing (1964) e il segretario del partito dello Shaanxi Liu Guozhong (1962) si sono entrambi laureati in tecnologia militare. Nel caso di Liu, si è laureato in progettazione e produzione di spolette innescate da proiettili”.
Che cosa ci dicono tutti questi dati? Che siamo di fronte a una politica “dual use”: rosso ed esperto, civile e militare.
Esattamente i marchi di fabbrica di Xi. E il percorso che questa Cina ha deciso da tempo di intraprendere. Vedremo al Congresso se qualcuno di questi nomi avrà qualche incarico particolare.
Un altro tema molto interessante è quello del grado di istruzione del prossimo Comitato Centrale, Politburo ecc, ma ne parliamo un’altra volta :-)
Tecnocrati nel tempo
https://www.scmp.com/news/china/politics/article/3177955/why-chinese-leader-xi-jinping-wants-more-technocrats-key-roles
Cheng Li
https://www.chinausfocus.com/2022-CPC-congress/chinese-technocrats-20-how-technocrats-differ-between-the-xi-era-and-jiang-hu-eras
Tecnocrati ed élite (in cinese)
http://www.rmlt.com.cn/2016/1026/443382.shtml
Vecchio, ti diranno vecchio
Nella storia più recente dei leader cinesi, c’è sempre stato un leader anziano a lavorare nell’ombra. Quando toccò a Jiang Zemin c’era Deng. Poi Jiang, allargando il Comitato permanente dopo la morte di Deng, ha piazzato i suoi alleati e ha allungato il suo potere oltre il mandato. Quando nel 2002 arriva Hu (messo in trampolino di lancio da Deng prima di morire) è Jiang l’anziano della situazione.
Si dice che sempre Jiang e la sua cricca sia dietro l’ascesa di Xi: la debole leadership di Hu Jintao aveva creato problemi di corruzione e instabilità (vedi il caso Bo Xilai). Da lì la necessità di un leader forte, testimoniata da Xi Jinping e dalla bocciatura di Hu incapace di lasciare qualche alleato, come Li Yuanchao, nei gangli del potere.
Solo che ora con Xi non c’è più nessun anziano che sostenga, consigli, plachi, il leader. Jiang è fuori dai giochi. Addirittura il Pcc ha chiesto agli anziani del Partito in pensione di non stare a menarla con critiche alla leadership.
Così è arrivato un po’ a sorpresa il messaggio di Song Ping, 105 anni, il più anziano funzionario in pensione del Pcc. Ne ha scritto Nikkei Asia: “In un messaggio di congratulazioni per un evento del 12 settembre, Song ha affermato che la politica di riforma e apertura "è stata l'unica strada per lo sviluppo e il progresso della Cina contemporanea e l'unica strada per la realizzazione del sogno cinese”.
In pratica ha ripetuto le esatte parole dette da Xi Jinping. Solo che questo messaggio è stato letto come una specie di critica alla leadership di Xi Jinping, con corollario complottistico: Song era molto vicino a Hu Jintao (che incredibilmente torna spesso in questi “retroscena”, compreso quello del presunto golpe di due settimane fa).
E quindi il suo messaggio in realtà era un modo per lanciare Hu Chunhua (di cui abbiamo parlato nella prima puntata della newsletter, Erede).
Risultato: il messaggio di Song Ping è stato censurato, Ovvero: hanno censurato le parole di Xi Jinping. Il Congresso fa brutti scherzi…
Un pezzo del The Diplomat sul ruolo degli anziani del Pcc
https://thediplomat.com/2022/09/the-end-of-senior-politics-in-china/
L’articolo di Nikkei Asia
https://asia.nikkei.com/Editor-s-Picks/China-up-close/Analysis-105-year-old-party-elder-sends-blunt-message-to-Xi
Altri Orienti
Oggi esce la prima puntata del podcast settimanale sull’Asia di Chora Media, Altri Orienti. La prima puntata è sul Congresso del partito comunista cinese.
Ospiti: Giada Messetti e Beatrice Galelli
Con una certa dose di emozione metto qua sotto il link alla prima puntata e ringrazio la crew Chora con cui ho lavorato al podcast: Matteo Miavaldi con cui ho scritto i testi, Francesca Milano per la cura editoriale, Daniele Marinello per post produzione e sound design, Luca Micheli per la supervisione di suono e musica e il producer Alex "sempre sia lodato" Peverengo.
Il titolo del podcast è ispirato a “Cina e altri orienti” di Giorgio Manganelli. Il podcast è il tentativo di mettere insieme quanto ho imparato a Chora in questi mesi e quanto ho ascoltato nel tempo.
Altri Orienti uscirà per un anno ogni venerdì.
Link della settimana (fonti cinesi)
Un articolo di Jin Zhuanglong, ministro dell’Industria e Information Technology
https://mp.weixin.qq.com/s/pUA5l6lGXak55UwdtKdQCQ
Metaverso e filosofia, a partire da un libro pubblicato da poco in Cina
http://news.cnhubei.com/content/2022-10/06/content_15128804.html
Dieci anni straordinari! (Indovinate quali…)
http://www.news.cn/politics/2022-10/05/c_1129051736.htm
Link della settimana (fonti internazionali)
Ian Johnson su Xi Jinping
https://www.nybooks.com/articles/2022/10/20/china-back-to-authoritarianism-ian-johnson/ (paywall)
Il Pcc e le donne
https://www.scmp.com/news/china/politics/article/3194570/why-are-women-unlikely-win-promotion-race-chinas-communist
Huawei is not dead
https://www.ft.com/content/0fd818a8-0858-46d4-8e77-81394935ab55 (paywall)
Il thead
Joseph Torigian a me piace moltissimo, era anche stato intervistato da Alessandra Colarizi per un inserto del manifesto, qui c’è l’intervista.
A venerdì prossimo
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