Prima e dopo
Dal 2004 al 2009 i cinesi erano per lo più ottimisti; dal 2014 al 2023 è cresciuto il pessimismo e sono aumentate le proteste dei lavoratori. Tra questi due intervalli di date, è arrivato Xi Jinping.
Set-list:
Prima e dopo
Altre storie dalla Cina
Cina, giornalismo e Asia
Asia: Vietnam sempre più tech
Asia: la “silver economy” in Corea del Sud
Asia: Nepal, le inondazioni, i dati cinesi
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Io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e in Asia, dove ho fondato China Files. Provo a raccontare cosa succede in questi luoghi con la newsletter, con i libri, con dei video su Youtube. E pure qui su Instagram.
Prima e dopo
La sensazione diffusa tra chi si occupa di Cina, è che in questo momento la popolazione cinese sembra pessimista, e sotto sotto, nervosa. Siamo di fronte a una percezione che nasce da alcune considerazioni: dalle conversazioni con i contatti in Cina, dai racconti di chi torna dalla Cina, da alcuni indicatori economici, discussioni on line, articoli sui media. E di solito, quando si parla di questo argomento tra ossessionati di Cina, spuntano subito altre cose, ad esempio i ricordi del periodo a cavallo tra Olimpiadi e Expo di Shanghai, quando sembrava di vivere in una lavatrice, quando ogni giorno si scopriva che qualcuno “aveva svoltato”, quando sembrava che i cinesi fossero generalmente felici. Ovviamente non mancavano le oscurità: per alcuni la felicità era un miraggio, era una possibilità ostruita dalla repressione del Partito. Sono gli anni della crescita a doppia cifra e degli arresti di attivisti, blogger, il cui numero finirà per superare quello degli arresti nel post 1989.
Sono gli anni della Cina che si prepara ad arrivare, forse, al suo apice da un punto di vista economico e quelli dove si capisce già che animale politico sarà negli anni a venire: una potenza mondiale nella quale la tecnologia posiziona il paese in un punto più favorevole della catena del valore, ed è in grado di garantire una sicurezza interna, la famosa “stabilità” (prima di tutto del Partito) h24, sette giorni su sette. Insomma, forse quell’euforia associata al periodo 2008-2012 dipende dal fatto che si viveva lì, ma rimane che - oggi - ci sembra che i cinesi stessero meglio prima del 2014. Cioè che stessero meglio prima che arrivasse Xi.
Ora, di recente, sta girando una ricerca che conferma questa percezione: nel periodo tra il 2004 e il 2009 i cinesi erano davvero più ottimisti, rispetto al periodo tra il 2014 e il 2023. Il lavoro è stato condotto dai professori americani Martin Whyte dell'Università di Harvard, Scott Rozelle del Center on China's Economy dell'Università di Stanford e Michael Alisky, studente magistrale di Stanford. Whyte da tempo si occupa di diseguaglianza in Cina, Rozelle è autore di un libro uscito nel 2020, molto importante, “Invisible China: How the Urban-Rural Divide Threatens China’s Rise”. Lo studio è stato pubblicato questa estate, ma recentemente è rispuntato alla luce del fatto che la complicata situazione economica cinese - nonostante le recenti misure - non sembra migliorare, almeno nel breve tempo.
Intanto, il metodo: la ricerca si basa su sondaggi effettuati tra il 2004 e il 2009 e tra il 2014 e il 2023. Le dimensioni del campione variavano, tra 3.000 e 7.500 di 26 province e regioni amministrative cinesi (sono state escluse, per ovvi motivi, Tibet e Xinjiang). I sondaggi vertevano sulla percezione della diseguaglianza in Cina. Nel 2023, sono stati condotti tramite Alipay, la popolare app finanziaria sviluppata dal gigante dell'e-commerce Alibaba.
Vediamo alcuni dettagli:
Nel 2009, circa il 60% degli intervistati ha detto che negli ultimi cinque anni la sua situazione economica famigliare era migliorata, dichiarandosi dunque ottimista riguardo il futuro. Tuttavia, nel 2023, la percentuale scende al 38,8%. Nel frattempo, la percentuale di chi si considerava pessimista riguardo al futuro è aumentata, passando dal 2,3% del 2004 al 16% del 2023.
Altro dato: la fatica paga? No, secondo i cinesi di oggi. Nel 2004, 2009 e 2014, più di sei intervistati su 10 concordavano sul fatto che “lo sforzo viene sempre ricompensato” in Cina. Quelli che non erano d'accordo si aggiravano intorno al 15%. Nel 2023, il sentimento si è capovolto. Solo il 28,3% credeva che il loro duro lavoro avrebbe dato i suoi frutti, mentre un terzo di loro non era d'accordo. Il disaccordo era più forte tra le famiglie a basso reddito, con meno di 50.000 yuan (circa 5mila euro) all'anno. E sempre sul tema del lavoro il sondaggio registra anche un aumento delle proteste nell’ambito del mondo del lavoro.
A questo proposito la Strike Map del China Labour Bullettin dei primi sei mesi del 2024, segnala un aumento significativo delle proteste nel settore manifatturiero.
Scrive China Labour Bulletin (attenzione la dicitura “incidenti” che trovate di seguito si riferisce a proteste, da quelle più pacate a quelle più violente, secondo la catalogazione di questa forma di dissenso nell’espressione “incidenti di massa”)
Nella prima metà del 2024, le proteste manifatturiere relative agli stipendi non pagati, ai trasferimenti di fabbriche e alle chiusure sono state ancora elevate, con 233 incidenti registrati (32,4%), leggermente superiori ai 197 incidenti (28,3%) segnalati nella prima metà del 2023. Questioni salariali nel settore edile sono stati la causa principale delle proteste nella prima metà del 2024, con un totale di 344 incidenti (47,8%) registrati, leggermente superiori ai 320 incidenti (46,0%) registrati nello stesso periodo dell'anno scorso. Le richieste salariali hanno raggiunto il picco a gennaio con oltre 100 incidenti, per poi scendere a circa 50 incidenti al mese dopo il capodanno lunare”.
Per rimanere in tema lavoro e pessimismo/ottimismo, proprio ieri il South China Morning Post ha pubblicato un articolo che ha questo sommario: “Il tasso di disoccupazione giovanile in Cina aumenta ulteriormente, con un numero record di 11,79 milioni di laureati che cercano lavoro, costringendo molti a rivedere le aspettative”.
(Sì, i numeri sulla disoccupazione erano stati secretati, poi da gennaio di quest’anno è ripresa la pubblicazione).
Insomma nonostante gli inviti a tenere duro e masticare amaro di Xi Jinping e in attesa di capire se il bazooka finanziario avrà qualche effetto nell’economia reale, la società cinese sembra pessimista, stanca e timorosa.
Altre storie dalla Cina
Le navi da crociera stanno gradualmente conquistando il favore dei turisti cinesi: “dal 2015 al 2018, i numeri del turismo crocieristico cinese hanno superato per la prima volta la Germania”. Insomma la Cina oggi è il secondo mercato per le crociere più grande al mondo”. L’articolo è di 36kr (in cinese)
Il mercato azionario va bene. Ma quello immobiliare? Un commento su guancha (in cinese)
Il primo ottobre la Cina ha festeggiato 75 anni di vita della Repubblica popolare. Sono arrivati anche gli auguri di Biden (in inglese)
Primo ottobre significa anche golden week e viaggi. 100 milioni di viaggiatori (in cinese)
La Cina è assente dal dibattito elettorale americano, spiega Stephen Roach della Yale University su China-Us Focus (in inglese)
Cina, giornalismo e Asia
In occasione dell’uscita di 2100 come sarà l’Asia, come saremo noi Mondadori mi ha fatto un’intervista di 15 minuti che spazia tra Cina, il giornalismo, l’espressione cinese preferita, Asia.
Asia: Vietnam sempre più tech
Il Vietnam si muove, si attiva, il Vietnam, lo ammetto mi sta fomentando, perché a suo modo sta facendo un percorso molto simile a quello cinese e perché sta vivendo un momento politico importantissimo.
Ad ogni modo: il Vietnam si sta anche affermando come la sede preferita dai produttori tecnologici che vogliono diversificare la propria attività rispetto alla Cina. Con l'espansione della produzione da parte dei fornitori - come Apple - la concorrenza per accaparrarsi i lavoratori si è intensificata. I reclutatori cercano potenziali lavoratori su TikTok, promettendo ricompense in denaro e alloggio gratuito.
Per i fornitori di Apple in Vietnam la fine dell'estate è la stagione delle assunzioni. Nei mesi che precedono la corsa allo shopping natalizio, aziende come Luxshare e Foxconn cercano migliaia di lavoratori permanenti e temporanei in modo da realizzare prodotti come AirPods e iPad. Un tempo la concorrenza per questi lavori era feroce. Ma negli ultimi due anni, con il trasferimento di più produttori dalla Cina al Vietnam, il vantaggio della scelta si è spostato sui lavoratori.
“Ci sono più fabbriche che competono per lo stesso bacino di lavoratori, e così tante hanno dovuto aumentare i benefit e trovare modi per attrarre lavoratori”, ha detto a Rest of World Tong Diep Anh, direttore marketing di Viec 3 Mien, un'azienda di reclutamento per i produttori Apple. Su TikTok e Facebook i produttori e i loro reclutatori cercano di attirare l'attenzione dei potenziali lavoratori pubblicando video e ospitando livestream giornalieri sui lavori che offrono. Alcuni promettono salari mensili fino a 12 milioni di dong (492 $), più bonus di assunzione.
Tutto l’articolo su Rest of the World (in inglese).
Asia: la “silver economy” in Corea del Sud
“Dopo la cultura pop, beni e servizi per gli anziani sono considerati la prossima grande novità coreana”: questo è il sommario di un pezzo pubblicato da Asia Nikkei Review nel quale si evidenzia quello che potrebbe essere un prossimo settore di mercato verso il boom (considerando anche la crisi demografica che sta vivendo il paese)
Una ricerca di Kim Young-sun, direttore del Kyunghee University Institute of AgeTech & Silver Economy, prevede che il mercato delle imprese rivolte agli anziani varrà 168 trilioni di won (128 miliardi di dollari) entro il 2030, più del doppio rispetto ai 72,8 trilioni di won del 2020.
Lo sviluppo del commercio incentrato sugli anziani è finora rimasto indietro rispetto ai paesi vicini, ha detto Kim Young-sun. “Possiamo vedere che la silver economy della Corea del Sud ha un enorme potenziale latente. Ma rispetto ad altri paesi asiatici, il mercato è ancora a un livello molto basso. Ad esempio, se si guarda alla Cina, il mercato lì è molto sviluppato”.
L’articolo di Asia Nikkeri Review (in inglese)
Asia: Nepal, le inondazioni, i dati
Il Nepal esorta la Cina a condividere i dati necessari per la gestione delle inondazioni: una polemica annosa che è tornata molto di attualità dopo che quest’anno la stagione dei montoni in Nepal ha procurato oltre 200 morti. Oltre alla perdita di vite umane, molte case, centrali elettriche e strade sono state danneggiate da inondazioni e frane. The Diplomat ha scritto che “il disastro serve a ricordare la vulnerabilità del Nepal ai cambiamenti climatici, compresi i rischi associati allo scioglimento dei ghiacciai”.
Negli ultimi anni, molti ghiacciai nella regione himalayana si sono ritirati, con l'acqua di fusione raccolta nei laghi glaciali. Se questi laghi scoppiano, hanno il potenziale per causare inondazioni massicce, mettendo in pericolo le comunità a valle. Il Dipartimento di idrologia e meteorologia del Nepal sostiene che la Cina ha nascosto informazioni vitali sui laghi glaciali sotto il suo controllo in Tibet. Il capo del dipartimento Jagadishwor Karmacharya ha dichiarato al sito web Climate News che è fondamentale ottenere informazioni trasparenti dal governo cinese per ridurre l'impatto delle inondazioni. Karmacharya ha affermato che Cina, Nepal e India devono collaborare per prevenire i disastri, aggiungendo che il Nepal chiede da anni alla Cina di fornire dati sui suoi laghi glaciali, ma la Cina non ha mantenuto le promesse. Il Tibet è stato descritto dai geologi come la torre idrica dell'Asia. Molti grandi fiumi nascono lì, e forniscono acqua a quasi due miliardi di persone a valle.
A domenica prossima!
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