Omicidi
L'assassinio di un bambino giapponese di 10 anni a Shenzhen ha messo in allerta Tokyo; nell'Hunan è stata uccisa una importante funzionaria in circostanze poco chiare. Intervista a Wang Xiangwei
Set list:
L’omicidio di Shenzhen
L’omicidio nell’Hunan
Intervista a Wang Xiangwei
Altre storie dalla Cina
2100: il re della Malaysia in Cina
Asia: Sri Lanka
Asia: Cosa sta succedendo in Pakistan
Asia: Kamala Harris e il sud-est asiatico
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Io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e in Asia, dove ho fondato China Files. Provo a raccontare cosa succede in questi luoghi con la newsletter, con i libri, con dei video su Youtube. E pure qui su Instagram.
L’omicidio di Shenzhen
Giovedì, dopo aver riportato pesanti ferite il giorno prima, è morto un bambino di 10 anni accoltellato a Shenzhen. Il ragazzo era iscritto alla scuola giapponese della città meridionale cinese. Il suo aggressore, un uomo di 44 anni di cognome Zhong, è stato arrestato e avrebbe ammesso di aver aggredito il ragazzo. Immediatamente sono arrivate le reazioni ufficiali: sappiamo quanto siano delicate le relazioni tra Cina e Giappone su questo fronte. Tanto più dopo che a giugno un uomo aveva tentato di aggredire una madre e un bambino giapponese a Suzhou. Anche in quel caso l’attacco era stato effettuato nelle vicinanze di una scuola giapponese: una cittadina cinese intervenuta per difendere gli aggrediti è stata uccisa.
Dopo i fatti di Shenzhen, il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha definito l’attacco “estremamente spregevole” e ha affermato che Tokyo ha “fortemente sollecitato” Pechino a fornire spiegazioni “il prima possibile”. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha subito risposto che il caso è oggetto di indagine e che Cina e Giappone sono “in comunicazione”, aggiungendo che “la Cina esprime il suo rammarico e la sua tristezza per il verificarsi di questo spiacevole incidente”.
Ora, ci sono alcune cose su cui concentrarsi che allargano il campo dall’omicidio in sé.
Intanto: l’omicida - stando alle informazioni rilasciate dalla polizia cinese è disoccupato e ha dei precedenti: nel 2015 era già stato arrestato per danneggiamenti e rilasciato su cauzione; nel 2019 gli era stata inflitta una detenzione amministrativa per aver “turbato l’ordine pubblico”. Il profilo dell’omicida ha portato a tutta una serie di riflessioni sull’aumento di omicidi eclatanti in Cina (di recente erano già stati aggrediti alcuni americani e altri casi di cronaca hanno fatto piuttosto scalpore di recente); il timore è che l’attuale rallentamento economico, le problematiche lavorative (vediamo dopo anche qualcosa di nuovo sui dati relativi alla disoccupazione e all’omicidio della funzionaria dell’Hunan) possano creare situazioni di disagio tali da portare all’aumento della criminalità.
Ma naturalmente, nel caso del bambino giapponese ucciso, si sono fatte anche altre supposizioni. Le autorità cinesi hanno cercato di sottolineare una cosa in particolare: che si tratta di un caso di isolato. Anche perché la data dell’omicidio non è proprio casuale. Come riportato dalla Bbc:
Alcuni hanno sottolineato che l'accoltellamento è avvenuto nell'anniversario del famigerato incidente di Mukden, quando il Giappone inscenò un’esplosione per giustificare l'invasione della Manciuria nel 1931, innescando una guerra con la Cina durata 14 anni. I legami tra i due Paesi sono da tempo acrimoniosi. Per decenni le due parti si sono scontrate su una serie di questioni, che vanno da rimostranze storiche a dispute territoriali. Un ex diplomatico giapponese ha affermato che l'attacco di mercoledì a Shenzhen è stato il “risultato di lunghi anni di educazione anti-Giappone” nelle scuole cinesi.
Non a caso, in vista dell'anniversario del 1931, il Giappone aveva chiesto alle autorità cinesi di intensificare le misure di sicurezza nelle scuole giapponesi. “Data la situazione, ha detto il ministro degli esteri giapponese Yoko Kamikawa, siamo profondamente delusi dal fatto che l'incidente abbia comunque avuto luogo”.
Il South China Morning Post (quotidiano di Hong Kong) ha riportato le parole di Chong Ja Ian, professore associato di scienze politiche presso la National University of Singapore, secondo il quale “attacchi di questo tipo potrebbero alimentare la percezione che gli stranieri non siano benvenuti in Cina, portando potenzialmente a un calo degli scambi interpersonali”. Ha aggiunto che gli accoltellamenti potrebbero rafforzare la percezione che la Cina non sia un posto accogliente per gli stranieri: “Di conseguenza, gli stranieri e le aziende straniere potrebbero tenersi alla larga. Ciò potrebbe anche accelerare la delocalizzazione delle aziende lontano dalla Cina”.
E infatti, oltre alle reazioni da parte delle scuole giapponesi in Cina che hanno invitato i genitori “a non parlare giapponese ad alta voce in pubblico e non permettere ai bambini di uscire da soli”, si è mosso anche il mondo aziendale giapponese.
Il colosso dell'elettronica Panasonic ha affermato che avrebbe "dato priorità alla sicurezza e alla salute dei dipendenti" nella Cina continentale in seguito all'ultimo attacco. Panasonic consente ai dipendenti e alle loro famiglie di rientrare temporaneamente in Giappone a spese dell'azienda. Anche Toshiba, che in Cina impiega circa 100 dipendenti, ha invitato i suoi lavoratori “a prestare attenzione alla propria sicurezza”. Nel frattempo, la Toyota, ha dichiarato di voler “sostenere gli espatriati giapponesi” fornendo loro tutte le informazioni di cui potessero aver bisogno sulla situazione.
Zhang Yun, un professore associato di relazioni internazionali presso l'Università giapponese di Niigata, ha affermato che il passo più importante ora sarà quello di “calmare le emozioni in entrambi i Paesi”, sottolineando che “tali incidenti possono facilmente creare percezioni sociali negative in entrambi i paesi. Se le percezioni sociali si deteriorano o diventano negative, può essere estremamente dannoso per l'intera relazione sino-giapponese, sia politicamente che economicamente”.
Questa riflessione ci avvicina a un tema ancora più ampio. In questi ultimi giorni Cina e Giappone hanno raggiunto un accordo per risolvere la disputa durata un anno sulle acque reflue trattate rilasciate dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. “L'accordo, che prevede un monitoraggio internazionale apre la strada alla revoca del divieto assoluto sui frutti di mare giapponesi imposto da Pechino l'anno scorso. Il divieto è arrivato in risposta allo scarico dell’acqua dall’impianto, che ha subito delle fusioni dopo il terremoto e lo tsunami del 2011”. Sulla revoca del divieto, c’è anche un pezzo del South China Morning Post.
L’omicidio nell’Hunan
L'omicidio di una importante funzionaria nella provincia centrale dell’Hunan ha scatenato una raffica di speculazioni sui media e sulle piattaforme online cinesi. Liu Wenjie, che dirigeva il dipartimento finanziario della provincia, è stata uccisa, pare, in ufficio: secondo la ricostruzione della polizia, due sospettati di sesso maschile, di 35 e 31 anni, sono morti anch'essi saltando - pare- da un piano superiore dell'edificio.
Nikkei Asia ha scritto: “La notizia della morte della 58enne era già diventata virale sui social media cinesi prima delle dichiarazioni della polizia. Molti hanno detto che Liu era stata gettata giù da una finestra da due uomini caduti giù a loro volta. Una fonte vicina al dipartimento, parlando in condizione di anonimato, ha dato a Nikkei Asia un resoconto simile prima che moltissime voci iniziassero a girare. Liu ha ricoperto diverse posizioni nel sistema finanziario dello Hunan e in passato è stata anche a capo di altri uffici economici della provincia. Sui social media circolavano altre voci incontrollate, alcune riguardanti i presunti legami finanziari dei due sospettati con la vittima e dettagli sconvolgenti dell'omicidio.
Venerdì sera Guancha ha fatto uscire un articolo di aggiornamento nel quale si sostiene che i due sospettati omicidi (e morti insieme a Liu) non avrebbero avuto alcun legame né con Liu né con la sua famiglia (link in cinese). Ma al monento - mentre scrivo, cioè ieri :) - sulla dinamica della morte delle tre persone non sono emerse novità. Altri link su questa storia li trovate su Caixin (in inglese) e Yicai (in cinese)
Intervista a Wang Xiangwei
Wang Xiangwei è ex editor in chief del South China Morning Post e ha una sua newsletter (che ovviamente vi consiglio). Ci siamo sentiti a fine agosto e molto gentilmente ha accettato di rispondere ad alcune domande.
Qual è la tua opinione sulle conclusioni del Terzo Plenum e che tipo di riforme pensi che dovremmo aspettarci dalla leadership del Partito?
A giudicare dalla retorica ufficiale, la leadership cinese ha enfatizzato il comunicato del Terzo Plenum come un’altra tappa fondamentale per la modernizzazione della Cina, simile a quella del 1978 guidata da Deng Xiaoping. Hanno annunciato che sono state delineate oltre 350 misure di riforma. Tuttavia, il consenso generale è che la retorica sia molto forte, ma i dettagli siano scarsi. Il meglio che posso dire è che dovremo aspettare e vedere.
Quali riforme potrebbero essere implementate per aumentare i consumi delle famiglie?
La leadership ha parlato molto riguardo all’aumento dei consumi delle famiglie, ma le misure annunciate sembrano poco convinte, tra cui il piano di fornire sussidi ai consumatori per aggiornare i loro elettrodomestici. I consumatori sono riluttanti a spendere non solo a causa delle preoccupazioni di lunga data su pensioni, istruzione e assistenza medica. Un problema maggiore è l’incertezza sull’andamento economico. Per stimolare i consumi, il governo dovrebbe mettere denaro direttamente nelle mani dei consumatori, ma ci sono pochi segnali che la leadership sia disposta a farlo.
Secondo te, la leadership del Partito ritiene urgente migliorare la crescita economica o pensa che misure minori possano bastare per evitare di complicare la crescita del Paese?
Questa è una domanda molto interessante a cui non ho una risposta definitiva. Penso che la pressione per aumentare la crescita economica stia diventando sempre maggiore, ma la leadership sembra avere una maggiore tolleranza per una crescita economica più lenta per ragioni che sono molto difficili da spiegare.
Dal tuo punto di vista, quale atteggiamento hanno i giovani in Cina verso la politica e come stanno interpretando questa fase particolare?
Non credo che i giovani di oggi si interessino molto alla politica; sono più preoccupati per il lavoro. Penso che il fenomeno diffuso del “lying flat” (un termine che indica disimpegno o basse ambizioni) sia la descrizione più vivida dell’atteggiamento dei giovani di oggi.
Altre storie dalla Cina
Il futuro delle farmacie in Cina: i principali gruppi aumentano i fatturati ma non gli utili. Sono cambiate alcune abitudini, si spende generalmente meno anche nell’ambito farmaceutico, sono emerse problematiche nelle strategie economiche: “Secondo le statistiche, alla fine di giugno di quest'anno c'erano 701.000 catene di farmacie nazionali. Tuttavia, rispetto agli anni precedenti, l’attuale tasso di espansione delle catene di farmacie quotate in borsa ha subito un rallentamento”. Ne parla un articolo su 36kr (in cinese)
Il tasso di disoccupazione in Cina per la fascia di età compresa tra i 16 e i 24 anni, esclusi gli studenti, è salito al 18,8% ad agosto: l’articolo del Scmp (in inglese)
Altro round di incontri del gruppo economico Usa-Cina: l’articolo di Guancha (in cinese)
2100 - Il re della Malaysia in Cina
In “2100, come sarà l’Asia, come saremo noi” (uscito a inizio settembre per Mondadori) cerco di raccontare anche qualche particolare della vita e della storia politica dei paesi presenti nel libro. Uno di questi paesi è sicuramente la Malaysia, che tra le varie eredità coloniali, si ritrova ancora oggi con un monarca; un monarca sui generis, perché questo ruolo “ruota” tra diverse famiglie e benché non abbia incarichi politici ufficiali, negli ultimi tempi il ruolo del re, anche a causa delle tribolazioni politiche del paese, ha assunto nuovi contorni pratici.
In questi giorni l’attuale re della Malaysia è in Cina, una visita di Stato che mira a ottenere il sostegno finanziario cinese per la ferrovia ad alta velocità tra Kuala Lumpur e Singapore, un progetto molto importante per la Malaysia. Qui l’articolo a questo proposito di The Diplomat (in inglese). Il re si sarebbe anche commosso, ricordando il figlio morto a seguito di un trapianto di fegato nel 2015 (effettuato in Cina). Ne parla lo Straits Times.
Asia: Sri Lanka
Si è votato ieri. Di Sri Lanka mi sono occupato nell’ultima puntata di Altri Orienti, per introdurre il Paese e per capire un po’ quali fossero le forze in campo, le problematiche.
Bene, ieri si è votato e probabilmente già oggi sapremo qualcosa di più sul futuro assetto politico del paese.
Asia: cosa sta succedendo in Pakistan
Riporto direttamente dalla Bbc: “La polizia del Pakistan ha ucciso a colpi di arma da fuoco un medico accusato di blasfemia. Il dottor Shahnawaz Kanbhar è stato ucciso in una sparatoria “per puro caso”, secondo le dichiarazioni del capo della polizia”. Il problema è che il dottore Kanbhar è il secondo sospettato “di blasfemia” ad essere ucciso con arma da fuoco da membri della polizia pakistana. Secondo l’agenzia Fides, tra l’altro, proprio in questi giorni è stata giustiziata una donna, condannata a morte sempre per blasfemia
Asia: Kamala Harris e il sud-est asiatico
Si avvicinano le elezioni negli Stati Uniti e si comincia a cercare di capire tutto quanto potrebbe significare per l’Asia la vittoria di Harris o di Trump. The Diplomat affronta il tema con un focus sul sud-est asiatico e la candidata democratica: “Harris sembra intenzionata a guidare un impegno più incisivo degli Stati Uniti nella regione, ma restano dubbi su come gestirà le dinamiche commerciali, dei diritti umani e della sicurezza”. Qui c’è l’articolo (in inglese)
A domenica prossima!
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Il sentimento anti giapponese in Cina sta crescendo? É fomentato? Leggo di cinesi che si lamentano di come aziende giapponesi controllino l’acqua in città anche importanti tipo Chengdu, oppure come siano adottati libri giapponesi nelle scuole, o anche che a fronte dell’omicidio del bambino giapponese ci sono stati diversi omicidi di cinesi in Giappone di cui “nessuno parla”.. Non ho assolutamente idea se ci sia qualcosa di vero, però che se ne parli mi fa pensare che soffiando sul fuoco del nazionalismo si fanno uscire certe cose che poi diventa difficile rimettere dentro, in Asia mi pare che il nazionalismo abbia molti meno freni inibitori e molta meno critica dalla società (magari sbaglio, ma certe affermazioni che si sente da cinesi, coreani, giapponesi, sarebbero considerate quasi naziste in Europa).