Trump-China reloaded
Lo scontro commerciale sarà duro, ma ci saranno vantaggi anche per Pechino: cosa dicono analisti e commentatori cinesi sul futuro delle relazioni con gli Usa durante il secondo mandato di Trump.
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Trump-Cina reloaded
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Io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e in Asia, dove ho fondato China Files. Provo a raccontare cosa succede in questi luoghi con la newsletter, con i libri, con dei video su Youtube. E pure qui su Instagram.
Trump-Cina reloaded
Rieccoci dunque a un nuovo capitolo delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, che portano la newsletter di oggi a essere piuttosto monotematica. La rielezione di Trump ha scatenato speculazioni su quelli che saranno i rapporti tra Cina e Usa nel suo secondo mandato alla Casa Bianca. Ci sono poche certezze tranne una: Trump andrà avanti sulle tariffe e sulle sanzioni e si prevede che le esportazioni cinesi saranno colpite da dazi al 60 per cento.
Vediamo alcune cose che sono state scritte in Cina.
Cominciamo con Liu Zhaojia, professore di sociologia all’università cinese di Hong Kong (qui l’articolo in cinese). Vediamo alcuni passaggi (la traduzione è mia):
Il ritorno di Trump al potere negli Stati Uniti rimodellerà anche il panorama politico ed economico internazionale, principalmente nei seguenti aspetti:
In primo luogo, gli Stati Uniti torneranno sulla strada dell’“isolazionismo”, che in realtà è stata l’ideologia dominante per gran parte della storia americana, sostituita dall’“internazionalismo liberale” solo dopo la seconda guerra mondiale. L’“isolazionismo” di Trump non significa che gli Stati Uniti non interferiranno più negli affari internazionali, ma che sceglieranno come parteciparvi in conformità con i propri interessi, in particolare riducendo i propri impegni di sicurezza verso altri paesi. (…) In passato, Trump ha adottato un atteggiamento sdegnoso e ripugnante nei confronti di istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, la NATO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Credo che la sua posizione su tali istituzioni non cambierà in in futuro.
In secondo luogo, la “nuova destra” e l’”isolazionismo” richiedono ancora il mantenimento dell’egemonia globale degli Stati Uniti e credono che la Cina abbia il potere di sostituire l’egemonia globale degli Stati Uniti. In effetti, gli Stati Uniti hanno iniziato a definire la Cina come un “concorrente strategico” dopo Trump, quindi Trump sostiene di fare tutto il possibile per contenere e reprimere l’ascesa della Cina, soprattutto nel commercio e nella tecnologia. Gli Stati Uniti sperano di ridurre i propri impegni in materia di sicurezza in altri luoghi e di concentrare le risorse, soprattutto militari, per contenere la Cina. Durante il suo secondo mandato, si stima che un molti politici, fedeli a Trump e ostili alla Cina, si uniranno al gruppo dirigente di Trump, quindi è probabile che il contrasto della Cina da parte degli Stati Uniti si intensificherà ulteriormente. Trump “costringerà” vigorosamente gli alleati e i partner americani a unire le forze con gli Stati Uniti per trattare con la Cina. Anche se gli Stati Uniti non entreranno in guerra con la Cina per Taiwan, è molto probabile che utilizzeranno Taiwan come un “pezzo degli scacchi” per contenere la Cina e come merce di scambio con la Cina.
In terzo luogo, Trump cercherà di porre fine al conflitto Russia-Ucraina il prima possibile e di raggiungere l’obiettivo di una “tregua”. Trump spera anche di utilizzare l’eventuale tregua per migliorare le relazioni con la Russia e indebolire la cooperazione tra Russia e Cina, cercando così di raggiungere l’obiettivo di “attirare” la Russia a unire le forze per contenere la Cina. Naturalmente, la mossa di Trump raffredderà i suoi alleati europei e asiatici e farà perdere loro fiducia nelle “garanzie di sicurezza” degli Stati Uniti, ma non esiterà a trattare con la Cina.
In quarto luogo, è noto che Trump favorisce Israele nel conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, quando Israele sarà isolato a livello internazionale a causa del genocidio e del disastro umanitario a Gaza, Trump rischierà di offendere il mondo arabo e islamico sostenendo Israele senza esitazione, compreso il sostegno alla guerra di Israele con l’Iran.
In quinto luogo, in campo economico, Trump è un convinto politico anti-globalizzazione. Dopo essere entrato in carica, inevitabilmente imporrà o aumenterà le tariffe su altri paesi che hanno surplus commerciali con gli Stati Uniti, e l’obiettivo principale sarà sicuramente la Cina. Gli Stati Uniti non parteciperanno più a nuovi accordi di libero scambio, modificheranno gli accordi di libero scambio esistenti in una direzione vantaggiosa per gli Stati Uniti, non rispetteranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e anzi ne ostacoleranno il normale funzionamento. Sebbene alcune delle misure che probabilmente Trump metterà in campo siano dannose per gli altri e per gli Usa stessi, possono conquistare il favore dei loro sostenitori, i lavoratori bianchi, e sono politicamente in linea con gli interessi della “nuova destra”. In altre parole, Trump distruggerà da solo il sistema di “libero scambio internazionale” costruito dagli Stati Uniti.
Queste analisi sono piuttosto comuni in Cina, ponendo la relazione tra Washington e Pechino all’interno di un contesto internazionale. E tra gli analisti cinesi c’è chi ritiene anche che Pechino potrà avere dei vantaggi. Lo sostiene, ad esempio, Jin Canrong, professore di relazioni internazionali alla Renmin. Vediamo alcuni passaggi del suo articolo (qui in cinese, la traduzione è mia):
In termini di politica interna, si ritiene generalmente che Trump promuoverà il ritorno del settore manifatturiero in patria. Il metodo specifico è quello di ridurre le tasse e ridurre i costi aziendali. Inoltre, vedremo annullate precedenti politiche di protezione ambientale e saranno vigorosamente sviluppate le fonti energetiche tradizionali per abbassare i prezzi dell’energia negli Stati Uniti e ridurre i costi per le aziende americane. Inoltre, aumenterà le tariffe su larga scala per eliminare i prodotti stranieri competitivi e aiutare il settore manifatturiero americano, consentendo alle aziende americane di realizzare profitti e ai lavoratori americani di avere posti di lavoro. Sulla questione dell’immigrazione, sarà sicuramente molto duro, impedendo l’ingresso di nuovi immigrati clandestini e deportando gli immigrati clandestini originari su larga scala. In termini di commercio estero, Trump lancerà una guerra commerciale, compresa l’imposizione di un’ulteriore tariffa del 60% alla Cina. Sul piano diplomatico, insisterà sull’isolazionismo e riterrà responsabili gli alleati. Sulla questione Russia-Ucraina, costringerà l’Ucraina a fare concessioni e a sacrificare gli interessi dell’Ucraina in cambio del compromesso della Russia. Sulla questione del Medio Oriente, aumenterà il suo sostegno a Israele e allo stesso tempo eserciterà pressioni sui paesi arabi più moderati, in particolare sull'Arabia Saudita, affinché si schierino dalla parte di Israele. Vuole che Israele ottenga una vittoria globale. Sulla questione della penisola coreana, Trump potrebbe avere un altro dialogo con Kim Jong-un.
Trump sembra disinteressato alle questioni globali. Ad esempio ritiene che la questione del riscaldamento climatico non abbia alcun senso e anzi sostiene, propagando una fake news, che si tratti di un “complotto Made in China”, per potersi impegnare nello sviluppo energetico tradizionale in patria. Pertanto, l’atteggiamento di Trump sulle questioni climatiche è molto dannoso per la cooperazione internazionale.
Nello specifico delle relazioni sino-americane, oltre a imporre una tariffa del 60% sui prodotti cinesi, verranno imposte ulteriori tariffe anche sui beni cinesi che entrano nel mercato statunitense attraverso il Messico. Pertanto, dopo l’insediamento di Trump, le relazioni economiche e commerciali sino-americane ne risentiranno sicuramente.
In termini di relazioni sino-americane, tutti sono preoccupati se Trump “si alleerà con la Russia per contenere la Cina”. Non sono troppo preoccupato per questo problema. I partiti dell’establishment negli Stati Uniti sono particolarmente sospettosi nei confronti della Russia e sono generalmente contrari a una potenziale “alleanza con la Russia per contenere la Cina”. Anche gli alleati degli Stati Uniti, in particolare gli alleati europei, hanno una forte resistenza alla Russia. Trump vuole “un’alleanza con la Russia per contenere la Cina”, e l’Europa decisamente non è d’accordo.
La Russia non è così ingenua come pensano. Quando Trump andrà in pensione e l’establishment verrà sostituito, le relazioni tra Stati Uniti e Russia non funzioneranno più. Dal punto di vista degli interessi nazionali della Russia, Putin sicuramente non commetterà un errore di così basso livello. Pertanto, non dovete preoccuparvi troppo dell’”alleanza con la Russia per contenere la Cina” di Trump.
L’arrivo al potere di Trump ha in realtà diversi vantaggi per le relazioni Cina-Usa: non dà valore all’ideologia, dal suo punto di vista la democrazia, la libertà e i diritti umani non valgono molto. Questo è un avvertimento per coloro che in Cina nutrono ancora illusioni sugli Stati Uniti.
In secondo luogo, l’isolazionismo di Trump indebolirà sicuramente il legame tra gli Stati Uniti e i suoi alleati, indebolendo così il sistema internazionale incentrato sugli Stati Uniti. In terzo luogo, per quanto riguarda la questione di Taiwan, la situazione sarà più vantaggiosa per noi dopo l’arrivo al potere di Trump. È un uomo d'affari e non ha sentimenti speciali per Taiwan. Sente che Taiwan si sta approfittando degli Stati Uniti, quindi vuole che Taiwan paghi le tasse di protezione. Se siamo determinati a far avanzare il processo di riunificazione nazionale, è più probabile che Trump stringa accordi con la Cina rispetto a Harris.
Quindi, riassumendo, anche da altre analisi (che vi indico alla fine di questo primo blocco della newsletter) emerge che:
La Cina sa che dovrà prepararsi a una guerra commerciale molto dura con gli Stati Uniti
La Cina dovrà gestire una situazione internazionale caotica all’interno della quale, però, potrebbero verificarsi circostanze favorevoli per Pechino.
L’isolazionismo di Trump e la sua politica tariffaria potrebbe peggiorare le relazioni tra gli Usa e i suoi principali alleati (a vantaggio della Cina).
Trump, secondo i cinesi, è prima di tutto un imprenditore: non ha alcun interesse a difendere quei valori “americani” portati avanti dai liberal; non ha intenzione di fare una guerra culturale (su questo vi metto in fondo alla newsletter un pezzo illuminante, secondo me, di Kaiser Kuo) ma di difendere gli interessi della sua base elettorale. Per la Cina questa è una piccola vittoria contro l’approccio dem e può aprire a possibilità di trattative tra “businessmen”, potremmo dire
Taiwan per Trump non è una battaglia di principio e quindi potrebbe portare a un rilassamento delle tensioni al riguardo.
Ora, dopo queste constatazioni, c’è anche il tema legato a quale sarà la “squadra” di Trump e come influenzerà la sua politica verso la Cina. Un po’ tutti gli analisti, sia asiatici sia occidentali, sono d’accordo su una cosa: a questo giro Trump metterà solo suoi fedelissimi, non effettuerà nessuno compromesso: significa che non vedremo “staffer” ma i suoi e basta. Ieri il Financial Times ha scritto che “A Robert Lighthizer, che era rappresentante commerciale degli Stati Uniti quando Donald Trump lanciò la sua guerra commerciale con la Cina, è stato chiesto di riprendere l'incarico mentre il presidente eletto inizia a formare la squadra del suo gabinetto”. Previsto e prevedibile e praticamente confermato, la nomina di Lightizer dovrebbe - in realtà - allarmare un po’ tutti: i dazi non riguarderanno solo la Cina e chi dovrebbe essere preoccupato più di tutti, ad esempio, è l’Unione europea.Rimaniamo ancora un attimo su Lightizer. Scrive il Financial Times:
In qualità di “zar commerciale” di Trump, ha presieduto un periodo turbolento per il commercio globale, in cui l'amministrazione colpiva ripetutamente i suoi maggiori partner, compresi i suoi alleati, con forti imposte e tariffe su importazioni per miliardi di dollari. Ex avvocato dell'industria siderurgica statunitense, si è scontrato spesso con l'Organizzazione mondiale del commercio con sede a Ginevra, che sovrintende alle controversie commerciali internazionali, definendola un "pasticcio" che aveva "fatto fallire l'America". La sua nomina rappresenterebbe anche cattive notizie per Nippon Steel, la società giapponese che ha proposto un'acquisizione di US Steel per 15 miliardi di dollari. Trump ha già segnalato la sua opposizione all'accordo, e di sicuro si opporrà anche Lighthizer, che ha trascorso tre decenni come avvocato presso lo studio legale di Wall Street Skadden Arps, dove ha combattuto le importazioni dalla Cina per conto dell'industria siderurgica statunitense, tra cui US Steel. Nei primi anni 2000, ha contribuito a convincere l'amministrazione di George W Bush a imporre tariffe sulle importazioni di acciaio per proteggere l'industria statunitense. Durante il suo precedente mandato come rappresentante commerciale, Washington si è concentrata su misure volte a riportare la produzione in patria e proteggere i lavoratori americani. Nonostante ciò, Lighthizer ha concordato accordi commerciali limitati con Cina e Giappone e ha aggiornato l'accordo degli Stati Uniti con Messico e Canada. Scrivendo sul Financial Times poco prima delle elezioni americane, Lighthizer ha attribuito al libero scambio la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero americano e ha definito il deficit commerciale degli Stati Uniti “allarmante”. “Di fronte a un sistema che sta seriamente deludendo il nostro Paese, Trump ha deciso che bisogna agire”, ha scritto.
Un aspetto interessante dello sguardo attuale della Cina nei confronti degli Usa è legato a J.D.Vance, il nuovo vice presidente statunitense. Ne ha scritto Nikkei Asia (qui l’articolo in inglese): “Mercoledì un diplomatico cinese ha dichiarato che “ci sono più domande che risposte sul ruolo che Vance avrà”. Ma il loro interesse per Vance è iniziato quando i sondaggi su Trump sono migliorati a metà ottobre, dopo il dibattito sulla vicepresidenza. Il diplomatico cinese si è concentrato sul suo discorso alla Convention nazionale repubblicana di luglio, quando ha avvertito gli alleati: “Faremo in modo che i nostri partner condividano l'onere di garantire la pace nel mondo”. Sempre a luglio, Vance ha criticato “il commercio globale illimitato” e ha promesso di costruire fabbriche in patria per produrre beni per il Paese, in modo da “impedire al Partito Comunista Cinese di costruire la propria classe media sulle spalle dei cittadini americani”. Insomma ci si chiede che peso avrà Vance nella politica estera di Trump.
Altri commenti sulla vittoria di Trump:
Trump e gli accordi sul clima (uno dei pochi ambiti nei quali Usa e Cina hanno continuato a parlarsi anche nei momenti più caldi della loro relazione): link in cinese
La relazione tra Trump e il Pentagono come sarà? Se lo chiede la commentatrice Qi Qian su guancha, link in cinese
Che cosa significa un secondo mandato di Trump per gli Usa, commento su Huxiu, link in cinese
Il commento sull’economia cinese e il secondo mandato di Trump di Lian Ping, capo economista del Guangkai Chief Industrial Research Institute e presidente del China Chief Economist Forum: link in cinese
Una raccolta di commenti sulle prossime tariffe: link in cinese
Trilions
Ampiamente annunciato, è arrivato l’annuncio di nuove misure a sostegno dei debiti locali. Si era detto che Pechino avrebbe aspettato l’esito elettorale americano per aumentare l’importo nel caso di vittoria di Trump. Ipotesi suggestiva e verosimile ma probabilmente falsa, considerando che questo budget sarebbe stato già approvato a fine settembre. In ogni caso, vediamo alcuni estratti di articoli in cui si è data notizia di questa misura.
Il Financial Times ha scritto che “La Cina ha annunciato un pacchetto fiscale da 10 trilioni di renminbi (1,4 trilioni di dollari) per salvare gli enti locali e contribuire a risollevare la sua economia in difficoltà, mentre si prepara all'aumento delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump. Il tanto atteso piano fiscale è uno dei più grandi ad essere mirato alle autorità locali in difficoltà del Paese, ma ha deluso gli investitori che si aspettavano un maggiore sostegno ai consumi delle famiglie in calo nella seconda economia mondiale” (non a caso l’annuncio è arrivato a borse chiuse).
Insomma siamo sempre lì: stimoli e misure finanziare e poco per aumentare i consumi e il mercato interno che viene visto come il vero tallone d’Achille al momento di tutta l’economia cinese.
Vediamo che ha scritto Nikkei Asia al riguardo: I funzionari hanno affermato che il nuovo stimolo si aggiunge a un totale di 4 trilioni di yuan già stanziati per i governi locali per scambiare il debito nascosto dal 2024 nei prossimi cinque anni. Si prevede che il debito fuori bilancio dei governi locali cinesi scenderà a 2,3 trilioni di yuan, da 14,3 trilioni di yuan, entro il 2028 come risultato del programma di scambio del debito.
Il debito nascosto si riferisce ai prestiti da parte di entità note come veicoli di finanziamento degli enti locali (LGFV), che sono stati utilizzati per finanziare infrastrutture e altri progetti. Alcuni dei pagamenti degli interessi sul debito LGFV in crescita, stimati in 60 trilioni di yuan, sono finanziati dalle vendite di terreni, lasciando molti enti locali a corto di liquidità mentre i prezzi degli immobili scendono.
Altre storie dall’Asia
Ah in tutto questo delirio, il presidente italiano Mattarella è stato a Pechino e ha incontrato Xi. “La visita del presidente Sergio Mattarella a Pechino si è concentrata sul rafforzamento delle relazioni economiche e culturali, celebrando i 700 anni dal viaggio di Marco Polo in Cina. Sebbene l'Italia si sia ritirata dalla Belt and Road Initiative cinese, i leader hanno firmato nuovi accordi su commercio e tecnologia. La visita avviene in mezzo a tensioni mentre l'Italia, membro della NATO, si allinea con l'Occidente sull'Ucraina, mentre la Cina mantiene il supporto alla Russia attraverso acquisti di energia ed esportazioni tecnologiche”: ne ha scritto, anche, AP
Ma a Pechino è arrivato anche il nuovo presidente indonesiano Prabowo Subianto. La visita mira a rafforzare i legami bilaterali, con incontri programmati con i leader cinesi, tra cui il premier Li Qiang. L'agenda include discussioni sulla cooperazione economica e sul rafforzamento delle relazioni strategiche. Il viaggio fa parte di un tour diplomatico più ampio che porterà Prabowo anche negli Stati Uniti, in Perù e in altre nazioni: un articolo su Antara News
Il presidente del Vietnam Luong Cuong è partito per visite ufficiali in Cile e Perù, in concomitanza con la sua partecipazione alla Settimana dei leader economici dell'APEC a Lima. Questi viaggi mirano a rafforzare i legami bilaterali, accrescere la fiducia politica e approfondire la cooperazione con le nazioni latinoamericane. La visita sottolinea anche l'impegno del Vietnam per l'integrazione economica regionale e globale, concentrandosi sullo sviluppo sostenibile e sulle partnership strategiche con le economie dell'APEC, qui un articolo
Vorrei segnalare infine un pezzo di Kaiser Kuo che ruota intorno al rapporto tra Cina e Stati Uniti e che riguarda una delle cose a cui chiunque si occupi di Cina pensa molto: la questione dei valori, la loro universalità o relatività. Questo pezzo mi ha dato molti spunti, mi ha aperto una valanga di riflessioni e di ricerche da fare e spero possa essere interessante anche per voi. Potete leggerlo a questo link
A domenica prossima!
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Ho letto l’articolo linkato di Kaiser Kuo, ma onestamente a me la risposta ha lasciato molto deluso.