Striscione
Siamo ormai a ridosso del Congresso e ogni giorno aumentano gli articoli su Xi, sulle potenziali riforme e sui potenziali ammessi al Comitato permanente. Ma è successo anche qualcosa di anomalo.
Striscione
Ieri a Pechino sono apparsi questi due striscioni su un ponte della capitale, nel quartiere di Haidian.
Nel primo è scritto: “Vogliamo cibo, non covid test, vogliamo riforme, non la rivoluzione culturale, vogliamo libertà, non i lockdown, vogliamo il voto, non un leader, vogliamo dignità, non bugie, siamo cittadini, non schiavi”.
In quello accanto per chi non avesse inteso bene il messaggio del primo: “Rimuovere il dittatore Xi Jinping”.
Tutto abbastanza clamoroso, considerando anche i livelli di sicurezza che raggiunge Pechino nei giorni che precedono il Congresso. Pare ci fossero anche dei manifestanti - o un manifestante - che avrebbe detto al megafono le parole scritte negli striscioni. Su Chinadigitaltimes trovate altre foto, video e info.
Ovviamente la censura sul web si è subito mossa, molti account su WeChat che hanno usato le parole proibite (pure “Pechino”, pare) sono stati sospesi.
La domanda in questi casi è sempre la stessa: quanto questa sensazione che abbiamo in realtà un po’ tutti, tra chi segue la Cina, di una società sull’orlo di una crisi di nervi possa sfociare in qualcosa di massa e non solo in sporadiche proteste come questa (o quelle che abbiamo visto a Shanghai).
La senzazione è che Xi Jinping in questi dieci anni abbia finito per ricacciare il Partito dove era esattamente dieci anni fa, cioè distante dalla popolazione. E che il Partito venga così percepito come una sorta di organizzazione clainistica para mafiosa che fa i propri interessi e non ha alcuna considerazione della popolazione.
Da un lato il Partito sembra insistere con i suoi riti stanchi e imbarazzanti di un uomo, Xi Jinping, che ormai si è disegnato addosso il culto della personalità, dall’altro prosegue imperterrito - in modo quasi testardo - con politiche sociali ed economiche che non stanno risolvendo alcun problema.
E che anzi, è il caso della politica “dinamica” Covid Zero, sta esacerbando gli animi e sembra ormai una fissazione della dirigenza giusto perché quella politica è di Xi Jinping e quindi diventa intoccabile.
Il Partito ha sempre basato la sua forza, e tutto sommato la sua legittimità, sulla capacità di percepire i sentimenti della popolazione e di rimediare a errori. Ora siamo di fronte a una situazione in cui o è sordo per una sua involuzione o fa finta di niente.
Negli ultimi giorni i media statali hanno infatti pubblicato, di nuovo, pubbliche lodi alla politica di contenimento del Covid senza porsi alcun problema per la vita delle persone che ormai da tempo sono totalmente in balia di questa policy.
Ci sono degli stranieri (anche italiani) più filo Xi Jinping di Xi Jinping che dicono: “eh ma guarda quanti sono i morti cinesi”. Verissimo: ma provare anche altre soluzioni?
La Cina ha sempre avuto la forza di sperimentare, diversificare e provare a vedere quale soluzione fosse la migliore “tra” un ventaglio di opzioni.
Se poi proprio al Partito non interessasse quello che sta provando - sui propri corpi - la popolazione, c’è un dettaglio non da poco che dovrebbe richiamare a qualche forma di attenuazione della policy: il rischio economico all’orizzonte.
Vediamo più nel dettaglio questo aspetto grazie a un articolo pubblicato da Foreign Affairs.
L’articolo è di Yanzhong Huang, ed è uscito il 7 ottobre. Il titolo e il sottotitolo riassumono molto bene l’articolo: Xi Jinping può riaprire la Cina? Porre fine al caos della Zero Covid Policy senza causare una crisi.
La premessa: “A differenza di quasi tutti gli altri paesi del mondo, la Cina continua a perseguire severi controlli alle frontiere, isolamento aggressivo dei contatti stretti, chiusure improvvise di aeroporti e spazi pubblici e blocchi improvvisi di quartieri e persino di interi comuni. Avendo scommesso un enorme capitale politico sulla strategia Zero Covid, la leadership cinese è restia a cambiare rotta, in particolare alla vigilia dell'importantissimo 20° Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese (…). Città dopo città, i funzionari stanno perseguendo misure eccessivamente dure nel tentativo di evitare focolai che potrebbero mettere in imbarazzo il governo.
Dopo aver spiegato le conseguenze nefaste di questa politica in questo momento, Yanzhong Huang scrive che “La testardaggine di Pechino è sconcertante. Piuttosto che riaffermare una politica sempre più insostenibile, il Congresso del Partito dovrebbe offrire alla Cina un'opportunità cruciale per frenare i suoi eccessi. Una volta che il congresso avrà avuto luogo (…) Pechino potrebbe iniziare a cambiare e privilegiare la scienza alla politica. Rendendo più ampiamente disponibili vaccini e trattamenti efficaci, potrebbe allineare le sue politiche anti-Covid a quelle dei suoi vicini asiatici e aiutare la popolazione a riprendere una normale vita sociale ed economica.
Allo stesso tempo, i funzionari locali, se sottoposti a una minore pressione per impressionare i vertici, non dovrebbero più fare affidamento su blocchi inutilmente aggressivi e altri interventi che vanno a scapito della crescita economica e delle libertà sociali fondamentali. Se i leader cinesi non cambiano il loro approccio, tuttavia, ciò potrebbe non solo lasciare il paese esposto a un ciclo senza fine di focolai e blocchi; potrebbe anche minacciare la sua stabilità sociale, economica e persino politica a lungo termine”.
L’autrice dell’articolo è conscia di tutti i motivi che la leadership ritiene fondamentali per il suo approccio, il rischio di crisi sanitaria in primisi. Ma “il deterioramento delle prospettive economiche della Cina potrebbe lasciare Pechino con poca scelta. In combinazione con la peggiore crisi immobiliare in una generazione, la policy sul Covid ha inflitto danni permanenti al modello di crescita cinese. Secondo i dati compilati da Zheng Yuhuang della Tsinghua University, 460.000 aziende cinesi hanno cessato l'attività nella prima metà del 2022 e 3,1 milioni di attività private hanno chiuso, molte delle quali a causa delle chiusure. Nel secondo trimestre del 2022, la crescita economica della Cina è scesa ad appena lo 0,4% . Già quest'anno le principali istituzioni finanziarie internazionali hanno notevolmente abbassato le proprie aspettative di crescita per la Cina.
Anche la Bank of China, di proprietà statale, ha recentemente previsto una crescita del Pil di appena il 3,5% , molto al di sotto dell'obiettivo del 5,5% fissato dal governo all'inizio dell'anno
Quindi? Si tratterebbe di un grande cambiamento ma ci sono pure i modi per farlo: “In primo luogo, il governo puòpreparare il pubblico cambiando il modo in cui si parla della pandemia. I leader cinesi dovrebbero dire la verità sulla gravità del virus e sui trattamenti disponibili e consentire ai media di incoraggiare la convivenza con il Covid. Questa transizione potrebbe essere facilitata se l'Organizzazione Mondiale della Sanità annunciasse di non considerare più la malattia un'"emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale". Riconoscendo che la fase acuta della pandemia è finita, una tale dichiarazione offrirebbe a Pechino una logica scientifica indiscutibile per cambiare approccio”. E diciamo che Pechino ha gli strumenti per chiamare l’Oms e dire, ma perché non comunicate che ecc.
Poi: “Per evitare che il sistema sanitario cinese venga sopraffatto, il governo può e deve applicare misure di triage che hanno funzionato in molti altri paesi”.
Insomma una normalizzazione della gestione che però forse rovinerebbe il “momentum”, cioè una chiusura dovuta alla pandemia che potrebbe giocare a favore di quelle che erano le intenzione della leadership: chiudersi, cementare un nazionalismo sempre più forte, lavorare di propaganda e riportare la Cina fuori dal sistema mondo.
Il rischio dal nostro punto di vista rimane altissimo. Evidentemente per Xi non è così. E qui entriamo nel campo dell’imperscrutabilità.
Articoli di questa settimana (fonti cinesi)
Questa settimana essendo ormai a tiro vi rifilo alcuni mammozzoni da competizione.
Volete sapere qual è l’importante del pensiero economico di Xi Jinping per il mondo? Ecco qui (grazie ad Andrea Pira che me l’ha segnalato): http://theory.people.com.cn/n1/2022/1011/c40531-32542664.html
(abbiate fede ci mette un po’ ma si apre)
Il Comunicato dell VII Sessione Plenaria del 19° Comitato Centrale del Partito comunista: http://politics.people.com.cn/n1/2022/1012/c1001-32544013.html
Articoli di questa settimana (fonti internazionali)
Nella prima newsletter abbiamo parlato di Premier (la trovate qui, insieme a tutto l’archivio della newsletter). In questi giorni Wang Yang e Hu Chunhua hanno trovato molto spazio sui media internazionali:
Reuters su Wang Yang: https://www.reuters.com/world/china/chinas-liberal-wang-yang-seen-possible-premier-reshuffle-looms-2022-10-11/
Reuters su Hu Chunhua: https://www.reuters.com/world/china/hu-chunhua-rural-roots-candidate-china-premiership-2022-10-11/
Imperversare
Oggi è uscita la seconda puntata del Podcast Altri Orienti per Chora Media. Il tema è il Giappone, torneremo sul Congresso nella puntata numero 4 il 27 a congresso finito per fare un vero e proprio bar sport sul tema. Come sempre: grazie a Matteo Miavaldi, co-autore, Francesca Milano per la cura editoriale, Daniele Marinello per il sound design, Luca Micheli per la supervisione del suono e delle musiche e il producer Alex Peverengo.
Domenica verso le 11.40 sarò su Rainews, il 17 alle 12 a RomaTre, alle 19 e alle 21 su Instagram, seguiranno dettagli anche per i giorni successivi che arriveranno via social.
A venerdì prossimo
Mi trovate anche su Instagram e Twitter
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