Riecco l'Africa
Le promesse di Xi Jinping al Forum China-Africa Cooperation: tornano i soldi ma cambiano gli obiettivi. 2100: il cibo del futuro. La corsa alla leadership del Ldp in Giappone.
Set-list:
Le promesse di Xi
Intervista ad Alessandra Colarizi
Altre storie dalla Cina
Asia 2100: il cibo del futuro
Asia: Giappone
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Io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e in Asia, dove ho fondato China Files. Provo a raccontare cosa succede in questi luoghi con la newsletter, con i libri, con dei video su Youtube. E pure qui su Instagram.
Le promesse di Xi
Appuntamento ormai storico, in vigore da 24 anni (i summit si svolgono ogni tre anni), il Forum China-Africa Cooperation (FOCAC) svoltosi a Pechino ha confermato la grande rilevanza che la leadership del Pcc dà all’Africa e non da oggi (basti pensare che da 30 anni, il ministro degli esteri cinese, chiunque esso sia, compie il suo primo viaggio proprio in Africa).
Qust’anno per il forum c’era molta attenzione e curiosità, più del solito e per diversi motivi.
Intanto proprio per l’impegno cinese in Africa: dal 2013 al 2018, “le casse cinesi hanno erogato prestiti a paesi africani ad un volume record, con una media di 10 miliardi di dollari l’anno, con un picco nel 2016 di 28,8 miliardi di dollari, hanno finanziato grandi infrastrutture lungo tutto il continente africano. Autostrade, porti e centrali energetiche sono spuntate a ritmi mai visti prima. Nel 2018, il FOCAC è diventato di fatto uno strumento di coordinamento dei progetti legati alla Nuova via della seta”.
Poi, a partire dal 2019, il flusso dei prestiti si è contratto. Molti articoli, anche sui media nazionali cinesi, hanno registrato questo cambio di approccio: per questo il forum di quest’anno era molto atteso.
Un altro motivo di interesse era capire come la Cina, ormai concentrata sugli scenari internazionali in diverse parti del mondo, sarebbe tornata a occuparsi di un proprio asset ormai storico.
Le attese erano alte e la partecipazione è stata imponente. Così la Bbc ha presentato il Summit:
Le delegazioni di oltre 50 stati del continente africano hanno deciso che valeva la pena recarsi a Pechino per l'ultimo vertice Cina-Africa. Si sono presentati decine di leader, tra cui il capo delle Nazioni Unite António Guterres.
Accanto a veterani come l'uomo forte del Congo-Brazzaville Denis Sassou-Nguesso, si è trattato del primo incontro del genere per il nuovo capo di stato senegalese Bassirou Diomaye Faye, premiato con un posto in prima fila accanto al presidente Xi Jinping in una foto di famiglia dei leader e delle loro consorti.
Per i governi africani, risentiti dalle pressioni a schierarsi nelle controversie internazionali, la Cina appare ora come un partner piacevolmente affidabile, pronto a collaborare senza discriminazioni sia con gli alleati di Mosca sia con gli stati governati da civili più vicini all'Europa e agli Stati Uniti.
Insomma, un vertice che doveva riprendere in mano le fila degli investimenti ma dall’importante peso politico. Tutte cose sottolineate dal discorso di Xi Jinping (qui in inglese).
Xi Jinping ha messo subito in chiaro le questioni politiche, insistendo su un concetto molto importante della sua retorica e della sua leadership, cioè la modernizzazione che non deve portare per forza all’occidentalizzazione e la modernizzazione come forma di riparazione alle ingiustizie coloniali:
La modernizzazione è un diritto inalienabile di tutti i paesi. Ma l'approccio occidentale ha inflitto immense sofferenze ai paesi in via di sviluppo.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, le nazioni del Terzo mondo, rappresentate dalla Cina e dai paesi africani, hanno ottenuto indipendenza e sviluppo una dopo l'altra e si sono impegnate a riparare le ingiustizie storiche del processo di modernizzazione. Mentre stiamo per celebrare il 75° anniversario della Repubblica Popolare Cinese, stiamo facendo tutto il possibile per costruire un grande paese socialista moderno sotto tutti gli aspetti e perseguire il ringiovanimento nazionale attraverso un percorso cinese verso la modernizzazione.
Anche l'Africa si sta risvegliando di nuovo e il continente sta marciando a grandi passi verso gli obiettivi di modernizzazione stabiliti nell'Agenda 2063 dell'UA. La ricerca congiunta di modernizzazione da parte di Cina e Africa innescherà un'ondata di modernizzazione nel Sud del mondo e aprirà un nuovo capitolo nel nostro impegno per una comunità con un futuro condiviso per l'umanità...
E poi è arrivata la promessa economica: la Cina metterà sul piatto 50 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, in diversi progetti che puntano soprattutto sulla transizione green. Che tra le altre cose significherà anche dedicarsi in particolare a portare in Africa indovinate cose? Le auto elettriche ovviamente.
Insomma si torna a numeri importanti, anche se non siamo più in quel mondo dove tutto era “nuova via della Seta”.
Intervista ad Alessandra Colarizi
Su quella che è ormai una specializzazione, il rapporto tra Cina e Africa, la giornalista italiana più preparata in assoluto è Alessandra Colarizi. Alessandra fa parte di China Files, scrive per diversi quotidiani italiani (di recente un suo commento è apparso su Il Sole 24 ore), ha una rubrica sull’Africa proprio su China Files e ha pubblicato un libro “Africa Rossa”, fondamentale per capire come la Cina agisca in modo vario in Africa, distribuendo strategie e priorità. Insomma se “l’Africa non è un paese”, come si dice spesso, la Cina la sa molto bene. Di seguito l’intervista con Alessandra, che ringrazio.
Alessandra, quali sono le tre cose più interessanti di questo FOCAC 2024?
L'impegno finanziario torna ad essere abbastanza sostenuto: i 50 miliardi di dollari di quest'anno sono meno dei 60 miliardi del FOCAC 2018 ma più dei 40 miliardi dell'edizione del 2021, compromessa dalla pandemia. Questo vuol dire che solo di prestiti - secondo calcoli del Nikkei - la Cina ha intenzione di raggiungere i 10 miliardi di dollari annui, anche se siamo ancora lontani dai numeri dell'epoca d'oro della Belt and Road (circa 30 miliardi l'anno). Per avere un'idea lo scorso anno, il primo dal 2016 in cui i prestiti cinesi sono ricominciati a salire, l'importo si è attestato ad appena 4,6 miliardi.
Come da attese, cambia tuttavia la lista delle priorità. Xi ha citato innanzitutto i settori agricolo e industriale, perché sono quelli che dovrebbero permettere di creare “almeno un milione di nuovi posti di lavoro”, come promesso. Le infrastrutture, un gradino sotto, diventano più esplicitamente la condizione necessaria a supportare la circolazione di materie prime e merci. L'obiettivo ormai da anni è quello di limitare i progetti legati alla connettività solo quando hanno un reale valore economico o, in alternativa, un risvolto strategico, come nel caso della storica ferrovia TAZARA che collega le miniere dello Zambia alle coste della Tanzania. Va notato come il cambiamento sia avvenuto su richiesta dei paesi africani, che da anni aspirano a seguire la parabola cinese passata dall'essere esportatrice di materie prime a fabbrica del mondo. Forse questo è l'aspetto più interessante, per quanto il rapporto con il continente resti ancora asimmetrico e con una forte impronta cinese.
Al di là della retorica, non si può tralasciare la decisione di elevare le relazioni Cina-Africa al rango di “comunità sino-africana per tutte le stagioni con un futuro condiviso nella nuova era”. Nel caso del Sud Africa si parla addirittura di “all-round strategic cooperative partnership for a new era”, linguaggio che ricorda velatamente la terminologia utilizzata da Pechino per descrivere ufficialmente l’ “amicizia senza limiti” con la Russia. E infatti un po' tutto il forum sembra voler mandare un messaggio all'Europa e agli Stati Uniti, che da alcuni anni provano a rincorrere senza troppo successo la Cina. “La modernizzazione è un diritto inalienabile di tutti i paesi. Ma l’approccio occidentale ha inflitto immense sofferenze ai paesi in via di sviluppo”, ha ricordato Xi. In passato la competizione con le ex potenze coloniali non era mai uscita allo scoperto in maniera così esplicita.
Xi jinping ha fatto molti bilaterali, che importanza hanno questi incontri
A livello simbolico mostra come la Cina dia importanza a tutti i paesi, grandi e piccoli. Cosa che ad esempio Biden non ha fatto al suo summit per l'Africa. A livello pratico, mentre il forum dà una linea strategica di lungo periodo, è invece proprio durante questi bilaterali che vengono siglati accordi concreti in ambito economico o di sicurezza, come avvenuto nel primo caso con il Sud Africa e la Nigeria e nel secondo con il Mali e la Guinea Equatoriale. In generale sappiamo però che la Cina privilegia i rapporti bilaterali anche perché permettono di indebolire una risposta comune secondo il principio "divide ed impera".
Una critica che spesso sollevano gli africanisti è proprio che i vari governi del continente non riescono ancora a fare quadrato, ovvero a presentarsi con richieste coese. Il che fa sì che poi al forum prevalgano iniziative che rispondono perlopiù a interessi individuali o ancora peggio agli interessi cinesi. Il fatto è che se la Cina ha una sua strategia per l'Africa, l'Africa non sembra avere ancora una strategia per la Cina.
Quali sono le tendenze che osservi nella presenza cinese in Africa?
La capacità di aggiustare continuamente il tiro: passata l'epoca del petrolio, delle infrastrutture e delle "ghost town", la Cina ha dirottato i propri capitali nelle rinnovabili, nel mining e nel manifatturiero. Cambia la natura dell'interesse però la Cina è sempre lì. Non molla. Il fatto è che anche quando gli investimenti non hanno un ritorno monetizzabile, Pechino riesce a trarre vantaggi sul piano strategico. Questo è ancora più vero nel contesto geopolitico attuale che vede la Cina tornare a posizionarsi al centro del Sud globale.
A questo proposito sarà interessante vedere l'effetto del rinnovato impegno delle potenze occidentali (ma anche degli altri attori asiatici) che sta permettendo ai paesi africani di avanzare maggiori richieste. Pensiamo alla vittoria della Repubblica Democratica del Congo che ha spinto la Cina a rinegoziare un importante accordo “minerali in cambio di infrastrutture”. Adesso le aziende cinesi sono tenute a costruire per un importo oltre il doppio rispetto a quello inizialmente concordato.
Per quanto riguarda i prestiti va segnalato il tentativo di ammortizzare i rischi finanziari, non solo optando per importi minori ma anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle banche africane nonché del settore privato (attraverso le Public-Private-Partnership). C'è poi anche un nuovo trend geografico, vale a dire un incremento sostanziale degli investimenti nell'Africa occidentale, in concomitanza con il progressivo ritiro francese dall'area. Si vocifera nell'ottica di costruire una seconda base navale dopo Gibuti. Vero o meno, un dato di fatto è il crescente interesse per il settore della sicurezza, soprattutto dal lancio della Global Security Initiative, nella doppia valenza politica (come cornice al principio della "sicurezza indivisibile") e pratica: aumentano le morti violente di cittadini cinesi coinvolti in furti e attentati. P
echino deve fare qualcosa e per ora il metodo più semplice consiste nell'armare/addestrare i governi africani. Nel piano d'azione in 10 punti c'è un riferimento insolitamente corposo proprio su questo, sebbene come sappiamo il margine d'azione risulta limitato dalla necessità di rispettare il principio della non ingerenza negli affari degli altri paesi.
Cosa dovremo guardare nel prossimo futuro su questo fronte?
Le mosse delle potenze occidentali. Ovvero se la Cina continuerà ad avere sostanzialmente campo libero o se si troverà a rivaleggiare con competitor alla pari, quantomeno in specifici settori. Questo aspetto non avrà solo ricadute per la cooperazione economica. Sempre più chiaramente il contesto geopolitico sta rendendo l'Africa un asset strategico. Come ai tempi di Mao, per Pechino, coltivare le relazioni con i leader africani serve a contrastare l'isolamento a livello internazionale. Ma dall'Africa fanno sapere che la Cina resta la prima scelta anche perché continua ad essere non necessariamente la migliore, bensì spesso l'unica.
Altre storie dalla Cina
In Cina si è parlato molto della morte di Jane Wu, famosa neuroscienziata della Northwestern University di Evanston, nell'Illinois. Si è suicidata il 10 luglio a Chicago. Nata nella provincia di Anhui, nel 1963, Wu si è laureata presso la Shanghai Medical University nel 1986 e ha conseguito un dottorato in biologia presso la Stanford University negli Stati Uniti.
Ha svolto ricerche post-dottorato ad Harvard e ha trascorso un decennio alla Washington University di St. Louis come assistente e poi come docente di biologia molecolare e farmacologia prima di entrare alla Northwestern University nel 2005.
Secondo i media la sua morte avrebbe a che vedere con un’indagine in corso su di lei, all’interno di quel clima di sospetti su presunte attività di spionaggio pro Pechino, riversato su scienziati e scienziate di origine cinese negli Stati Uniti, partito con la trumpiana “China Initiative”.
Come riportato dal South China Morning Post, “Peter Zeidenberg, un avvocato di Washington che ha rappresentato decine di scienziati di origine cinese sottoposti a procedimenti giudiziari da parte del governo degli Stati Uniti per i loro presunti legami con la Cina, ha affermato che Wu era una sua cliente”. Secondo gli amici e le amiche di Wu, la prospettiva di non poter fare più ricerca l’avrebbe scossa e depressa. Qui un profilo del Scmp, qui un articolo in cinese.
“Gao Zhen è nei guai. Gao Zhen, Yaliang e il loro bambino avevano originariamente pianificato di tornare a New York il 3 settembre. Tuttavia, il 27 agosto, Yaliang ha ricevuto un avviso di detenzione dall'ufficio di pubblica sicurezza della città di Sanhe. Gao Zhen è stato arrestato dall'ufficio il 26 agosto 2024 con l'accusa di aver violato la reputazione e l'onore di eroi e martiri. Attualmente è detenuto nel centro di detenzione della città di Sanhe”. Questa una parte della mail del fratello di Zhen, Gao Qiang, con la quale ha comunicato le ultime novità, purtroppo, sulla sorte di Gao Zhen. I due sono ben noti come “Gao Brothers”; sono due artisti che hanno ottenuto consensi a livello internazionale per le loro opere di critica alla Rivoluzione Culturale.
Al Guardian Gao Qiang ha raccontato che “la polizia di Sanhe, a est di Pechino, ha fatto irruzione nello studio d'arte dei fratelli il 26 agosto, confiscando diverse opere d'arte e arrestando Gao Zhen dopo che si era rifiutato di consegnare il suo telefono cellulare”. Secondo Gao Qiang le opere confiscate sono “antecedenti alla legge contro gli insulti agli eroi e ai martiri, introdotta nel 2018 senza condanne al carcere e aggiornata con misure più punitive nel 2021”. Qui anche il New York Times.
Qui, per chi volesse, la traduzione in inglese della legge “on Protection of Heroes and Martyrs”.
Il 3 settembre è uscito “2100 come sarà l’Asia, come saremo noi” per Mondadori. Intanto grazie a chi mi ha mandato foto, messaggi, sono molto contento per come è “partito” il libro. Qui trovate una recensione sul manifesto, qui un’intervista su Pandora.
Cominciano anche le presentazioni, ecco quella di Milano (domani). Sui miei canali social trovate anche il calendario delle presentazioni di settembre.
Asia: 2100
Sulla scia del libro che tratta tutta una serie di temi su cui si sta ragionando sia in Asia, sia in Europa, inauguro questa nuova sezione della newsletter, alla ricerca di articoli che si occupano degli argomenti presenti nel libro. E oggi iniziamo con un pezzo apparso su Nikkei Asia Review, a proposito di cibo.
Le prospettive che la tecnologia alimentare possa risolvere il problema della fame nel mondo sono diventate più incerte a causa del brusco calo degli investimenti nelle startup che producono carne coltivata e altre forme alternative di proteine.
Secondo la società di capitale di rischio statunitense AgFunder, nel 2023 gli investimenti globali nelle startup di tecnologia alimentare e agricola, comprese quelle che promuovono la carne coltivata in laboratorio, le fabbriche vegetali e la biotecnologia, hanno raggiunto i 4,2 miliardi di dollari, con un calo del 57% rispetto all'anno di punta del 2021.
Insomma - come scrivo nel libro - l’ottimismo sul futuro di nuove proteine è messo in crisi da alcuni fattori. Prima di tutto il costo che la carne coltivata ha (molto alto ancora), in secondo luogo la problematica legati ai gusti, alle abitudini alimentari (e al potere dell’attuale industria).
Asia: Giappone
Rush finale per la leadership del partito liberaldemocratico, dopo l’annuncio del ritiro da parte dell’attuale premier Fumio Kishida. C’è un toto nomi in corso ormai da settimane, ci sono le prime candidature e ovviamente abbiamo un favorito.
L'ex ministro dell'ambiente Shinjiro Koizumi ha dichiarato che si candiderà alle prossime elezioni per la leadership del Partito Liberal Democratico al governo, promettendo di ripristinare la fiducia degli elettori “accelerando” le riforme in seguito allo scandalo sui fondi neri del partito.
Koizumi, stella nascente 43enne del LDP e tra i favoriti del pubblico come futuro leader giapponese, ha dichiarato che scioglierà la Camera dei rappresentanti “il prima possibile” se verrà eletto capo del LDP e assumerà la carica di primo ministro.
Asia: Filippine
Alice Guo, ex sindaca latitante di una città delle Filippine, accusata di avere legami con organizzazioni criminali cinesi, è tornata nelle Filippine dopo essere stata deportata dall'Indonesia.
“È stata arrestata martedì in un hotel nella città indonesiana di Tangerang. È arrivata a Manila venerdì su un aereo privato affiancata dalle autorità di polizia filippine, tra cui il ministro degli interni del paese, Benjamin Abalos Jr, che ha guidato il suo passaggio di consegne dalle autorità indonesiane a Giacarta”. Una storia pazzesca.
A domenica prossima!
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Una domanda, leggevo sul Foglio che nel vertice del 2021 la Cina aveva promesso di acquistare 300 miliardi di beni dall’Africa, promessa poi non mantenuta perché la Cina ha sofferto di sovrapproduzione e consumi stentati. La Cina soffre ancora di entrambi, mi sembra di capire spera che l’Africa diventi un mercato per i suoi beni visto che i paesi sviluppati stanno mettendo sempre più barriere, ma l’Africa cosa può vendere alla Cina? Perché sembra di rifinire di nuovo nel problema della Cina che non compra e vende e basta.