Perché c’è un’indagine su Google
La mossa di Pechino - in risposta ai dazi di Trump- è più rilevante di quanto sembri e c’entrano Made in China 2025 e Huawei. Un ricordo di Huang Xuhua, il padre dei "missili nucleari" cinesi
Le mosse preventive su Trump
Google, Android e Harmony
Huang Xuhua: il padre dei sottomarini nucleari
Altre storie dalla Cina
Altre storie dall’Asia
Le mosse preventive su Trump
Aspettavamo l’annuncio ed è arrivato. Tra le tante cose che Trump sta facendo ogni giorno, ha annunciato anche dazi del 10% sulle merci cinesi. La Cina ha risposto annunciando i propri dazi su alcuni prodotti statunitensi, nonché restrizioni sulle esportazioni di minerali critici e un'indagine antimonopolistica sulla società statunitense Google (ci torniamo sotto). Ma anche se Pechino ha a disposizione questi strumenti, ha scritto Yun Sun su Foreign Affairs, “la sua capacità di superare Washington in uno scambio di tensioni è limitata dal potere relativo degli Stati Uniti e dall'ampio deficit commerciale con la Cina. I responsabili politici cinesi, consapevoli del problema, hanno pianificato più tattiche di guerra commerciale. Fin dal primo mandato di Trump, hanno adattato il loro approccio agli Stati Uniti e hanno trascorso gli ultimi tre mesi a sviluppare ulteriormente la loro strategia per anticipare, contrastare e minimizzare i danni della politica volatile di Trump. Come risultato di questa pianificazione, è stato avviato in sordina un ampio sforzo per sostenere l'economia interna e le relazioni estere della Cina”.
Quindi insomma: la Cina più che rispondere davvero ha lasciato intendere su che ambiti potrebbe reagire, tenendo conto di una cosa. Tra gli osservatori c’è la sensazione che la Cina voglia tornare su quell’accordo “di fase Uno” negoziata nel 2020, che prevedeva un aumento degli acquisti cinesi negli Usa per equilibrare la bilancia commerciale di Washington. E la sensazione sembra essere quella di un accordo possibile (su questo tema a Caixin Graham Allison, l’autore della “Trappola di Tucidide”, ha rilanciato l’idea di un nuovo “comunicato di Shanghai” tra Cina e Usa, che rinnovi quello firmato da Mao e Nixon a inizio anni ‘70, un’idea che in realtà gira da parecchio tempo).
Ma quello che appare importante è la preparazione della Cina a Trump, consapevole che qualcosa del genere sarebbe successo. In questo senso è interessante notare che Pechino sembra aver cercato di compiere alcune mosse, per lasciarsi tempo e spazio per la reazione. Pur essendoci ancora parecchi problemi a livello interno (consumi, percezione dei cinesi di aumento del costo della vita eccetera), il Pcc ha provveduto a iniettare soldi per colmare almeno parzialmente il debito delle amministrazioni locali, con lo scopo di rimettere in circolo denaro. In secondo luogo, e questa è la parte forse più interessante, la Cina ha provveduto a risolvere, almeno parzialmente, alcune problematiche con i vicini.
Come a dire, evitiamo di avere sorprese e fastidi, mentre dobbiamo gestire Trump. In questo senso vanno lette le mosse di appeasment con India (sulla questione del confine conteso), con il Giappone (stop al bando di prodotti e via libera a turisti giapponesi senza il visto) e con l’Australia (ugualmente, via libera ai turisti senza il visto).
Nel frattempo i commentatori cinesi stanno impallinando un giorno sì e l’altro anche gli Usa, Trump e Musk. Siano le politiche nei confronti dell’America Latina: “Ha dichiarato che gli Stati Uniti "non hanno bisogno dell'America Latina", ha annunciato i piani degli Stati Uniti di rinominare il Golfo del Messico "Golfo americano", ha minacciato di imporre tariffe elevate sulle esportazioni brasiliane e ha firmato un ordine esecutivo che designa diversi cartelli della droga e organizzazioni criminali latinoamericane come organizzazioni terroristiche, creando un precedente per un intervento diretto degli Stati Uniti nella regione”, sia per la questione Usaid, che secondo alcuni osservatori potrebbe in ogni caso favorire la Cina.
Google e Harmony
Il 4 febbraio 2025, l'Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato ha annunciato di aver avviato un'indagine su Google con l'accusa di violazione della legge cinese anti-monopolio. A dire il vero l'Amministrazione statale non ha fornito ulteriori informazioni sul contenuto e l'obiettivo dell'indagine. Ma sappiamo alcune cose, che forse ci aiutano a capire meglio cosa c’è dietro questa mossa. Intanto dire Google significa dire un sacco di cose quindi proviamo a circoscrivere il campo. Anche se Google ha uffici in Cina che si occupano principalmente di pubblicità, i suoi segmenti di business più importanti come il motore di ricerca, il Google Play Store e le mappe sono tutti vietati in Cina a causa di problemi normativi (Google era andato via, come motore di ricerca, nel 2010). Tuttavia, circa due terzi degli smartphone in Cina utilizzano il sistema operativo Android e tranne Apple e Huawei, quasi tutti i marchi devono pagare una commissione di licenza a Google.
Rispetto alla quota di mercato di circa il 20% di iOS in Cina (dati del 2023), Android, che secondo un articolo su Huxiu “detiene la vera egemonia nel sistema degli smartphone cinesi”, è un obiettivo più probabile per l'attenzione delle autorità di regolamentazione anti-monopolio. Apple, specifica Huxiu, “viene utilizzato solo nei dispositivi Apple e l'ecosistema è relativamente indipendente; mentre il controllo di Google sull'ecosistema Android e la dipendenza di sviluppatori e utenti dall'ecosistema Android formano una barriera più invisibile rispetto al sistema chiuso di Apple e quindi è più probabile che diventino un fattore di minaccia per la sicurezza della catena di approvvigionamento cinese.
Da un punto di vista legale, quindi se attraverso l'indagine dell'Amministrazione statale si dovesse scoprire “che Google limita l'uso di servizi di terze parti da parte dei produttori attraverso accordi, ciò potrebbe costituire un abuso di posizione dominante sul mercato”. La strada che porta l’inchiesta cinese a concentrarsi su Android, “che detiene una quota di mercato maggiore, ed è per questo è più minaccioso”: è la nascita di HarmonyOS NEXT, la nuova versione del sistema operativo Harmony lanciato da Huawei a fine 2024. A differenza delle versioni precedenti, NEXT non contiene alcun codice AOSP (Android Open Source Project, l'insieme di software open-source che alimenta il sistema operativo Android, ndr) e non è compatibile con le applicazioni Android esistenti. Pertanto, NEXT conserva il nome Harmony, ma in realtà è un sistema operativo completamente nuovo.
L'HarmonyOS NEXT di Huawei è attualmente considerato il terzo sistema operativo mobile al mondo, con oltre 1 miliardo di installazioni. “Questo, scrive Huxiu, è un traguardo importante, che non solo ha portato indipendenza a Huawei, ma le ha anche permesso di controllare la "terza via" oltre Apple e Android. Questo è il prima grande cambiamento nell'ecosistema degli smartphone da oltre dieci anni. Se Huawei fosse in grado di convincere i produttori di smartphone cinesi (e forse anche non cinesi) a passare dal sistema Android al proprio sistema operativo e all'app store, questo sarebbe un risultato enorme e rappresenterebbe anche una seria minaccia al monopolio di Google sul mercato Android”. In una newsletter precedente avevo ricordato il rilascio del nuovo smartphone con AI e le parole dell’amministratore delegato di Huawei a proposito della necessità di avere molte app.
Quindi c’è Huawei di mezzo e c’è anche il progetto “Made in China 2025” (di cui ho scritto qui, provando a fare un bilancio dei suoi dieci anni di vita). Ora, se Made in China 2025 è collegata a DeepSeek, in qualche modo, lo è anche questa indagine di Google. L’obiettivo di Made in China 2025 era fare in modo che la Cina non dipenda più dalla tecnologia e dalla proprietà intellettuale "occidentali" dopo il 2025. Una delle "linee principali" del progetto era la produzione digitale, di rete e intelligente profondamente integrata con la tecnologia dell'informazione e la tecnologia di produzione. “Il sistema operativo e il software industriale sono tra i punti chiave. Dopo questi dieci anni di duro lavoro, la produzione cinese sta rapidamente riducendo il divario di qualità e prestazioni con le parti "basic" occidentali e le parti di fascia alta, tra cui schermi, processori, memoria, archiviazione, modem, sensori, batterie, ecc. Il sistema operativo Android di Google è l'ultimo ostacolo per gli smartphone cinesi per raggiungere Made in China 2025”.
Il 14 febbraio presento 2100 a Pistoia, il 19 a Bergamo. Il 21 febbrario, all’interno del Chora Festival, farò un live “Tre regni e la Cina di oggi”, dove proverà a “far parlare” il “Romanzo dei Tre regni” con la Cina contemporanea. Per le info sul festival qui. Pandora Rivista inoltre ha pubblicato su Youtube il video di presentazione di 2100 al Festival.
Huang Xuhua
Huang Xuhua l’avevo incrociato mentre lavoravo a Tecnocina. Poi, come tanti altri e altre scienziate, ho dovuto farne a meno per consegnare un testo che non fosse esagareratamente lungo. Bene, Huang è morto giovedì 6 febbraio a 98 anni ed è considerato il “padre dei sottomarini nucleari cinesi”.
Nato nel 1926 in una famiglia di intellettuali, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria meccanica, iniziò la sua carriera nel settore navale. Negli anni '50, Huang venne incaricato di guidare un team di ingegneri nella progettazione e costruzione dei primi sottomarini nucleari cinesi. Si trattava di una sfida immensa, poiché il paese non aveva esperienza in questo campo e le risorse a disposizione erano limitate. Huang e il suo team dovettero affrontare numerose difficoltà, tra cui la mancanza di informazioni tecniche e la pressione politica per ottenere risultati rapidi. Nonostante le difficoltà, nel 1970 venne varato il primo sottomarino nucleare cinese, il Type 091. Questo risultato epocale segnò l'ingresso della Cina nel ristretto club delle nazioni dotate di sottomarini nucleari, rafforzando la sua posizione nel panorama geopolitico mondiale.
Altre storie dalla Cina
Sostituire la Cina come fabbrica del mondo? L'India ha bisogno di porti più grandi, un commento su guancha
In inglese:
I tagli agli aiuti americani stanno paralizzando i gruppi che promuovono i diritti in Cina (Economist)
La Cina esorta Panama a "prendere la decisione giusta" sulla Belt and Road (Nikkei Asia Review)
Trump ha sospeso l'imposizione di tariffe sui pacchi di piccolo valore in arrivo dalla Cina, apparentemente per dare alle agenzie federali il tempo di capire come elaborare milioni di spedizioni di questo tipo che ogni giorno attraversano il confine degli Stati Uniti senza pagare le tasse. (Ap)
Altre storie dall’Asia
Nelle Filippine c’è il delirio: la vice presidente Sara Duterte sotto impeachment. Rappler racconta chi sono i pubblici ministeri.
Ishiba ha incontrato Trump: tutto tranquillo, ma c’è qualche preoccupazione, scrive il Mainichi Shinbun.
Novità giudiziarie sullo scandalo dei deepfake sui canali Telegram in Corea del Sud, identificato il presunto “capo”, su Yonhap.
La filosofia alla base di The Savala Vada, il The Onion indiano. La storia raccontata da The Caravan.
A domenica prossima!
Grazie per aver letto la newsletter. Io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e in Asia, dove ho fondato China Files. Provo a raccontare cosa succede in questi luoghi con la newsletter, con i libri, con dei video su Youtube. E pure qui su Instagram.
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Vi ricordo che questa newsletter è per tutte e tutti gli iscritti a Il Partito. Se volete ricevere le newsletter speciali e solo per abbonati potete modificare la vostra iscrizione alla newsletter trasformandola in abbonamento. Se non siete ancora iscritti potete farlo qui: