Cina, dazi e deal
Terremoto dazi dagli Usa ma a quanto pare si continua a trattare. In Cina si indaga in che modo è cambiato l'approccio della società Usa alla Cina e come Pechino si sia preparata allo scontro
Buongiorno da Pechino, la newsletter arriva oggi perché qui è festa nazionale (la festa degli antenati) e vorrei staccare tutto il weekend :)
Insomma alla fine i dazi di Trump, il Liberation Day, è arrivato, facendo rompere la testa a tutti quelli che hanno provato a capire come siano stati fatti i calcoli (in modo folle, secondo tutti i media internazionali). Nonostante questo e nonostante la Cina abbia ricevuto il colpo più grande (oltre il 60% considerando l’accumulo), a Pechino si continua a parlare di come maneggiare l’amministrazione americana targata Trump, anche perché non si smette di parlare di un “deal”. Nella newsletter vi propongo alcune cose al riguardo: un articolo su come dalla Cina vengono lette le trasformazioni politiche negli Stati Uniti, un articolo sulla sfida tecnologica e una recensione di un libro appena uscito e firmato da Zhou Bo, ex colonnello cinese.
Cominciamo con l’articolo dal titolo 李岩 张璐薇:美国政治社会思潮之变与其对华竞争战略_爱思想 (Trasformazioni delle correnti di pensiero politico e sociale americane e la loro strategia competitiva verso la Cina). Gli autori sono Li Yan (ricercatore presso l'Istituto Cinese di Relazioni Internazionali) e Zhang Luwei (assistente di ricerca presso lo stesso istituto). L’articolo è stato pubblicato su 国际安全研究 (International Security Research) nel secondo numero del 2025 (ma lo trovate on line anche qui) e analizza le significative trasformazioni in atto nel pensiero politico e sociale americano, specialmente alla luce delle elezioni del 2024, e le loro potenziali implicazioni per la strategia competitiva degli Stati Uniti nei confronti della Cina. Gli autori sostengono che una nuova "fase conservatrice" interna, unitamente a riflessioni sul neoliberismo e all'emergere di nuove correnti di pensiero legate alla tecnologia, sta rimodellando la percezione americana della Cina e la natura della competizione bilaterale.
Per riassumere il pezzo, utilizzerò cinque citazioni e poi cercherò di approfondire alcuni degli aspetti che mi sembrano più rilevanti.
Sul ciclo “conservatore”:
Il mondo di oggi entra in un nuovo periodo di turbolenti cambiamenti, e anche gli Stati Uniti entrano in una fase di transizione e passaggio di consegne tra vecchie e nuove forze politiche, tra vecchie e nuove correnti di pensiero. Le correnti di pensiero interne americane entrano in un nuovo ‘ciclo conservatore’, il neoliberismo presenta nuove riflessioni e aggiustamenti, e le nuove correnti di pensiero emergenti dallo sviluppo della scienza e della produttività influenzano sempre più profondamente i loro tradizionali concetti politici e sociali.
Per evidenziare come questo nuovo ciclo conservatore influenzi la percezione della Cina:
L'ingresso delle correnti di pensiero interne americane in un nuovo ‘ciclo conservatore’ significa che la percezione negativa della Cina da parte degli Stati Uniti potrebbe rafforzarsi ulteriormente e radicarsi a lungo termine. La Cina è diventata la principale motivazione esterna che ha spinto gli Stati Uniti a riconsiderare i concetti neoliberisti.
L'impatto delle nuove correnti di pensiero legate alla tecnologia e la riorganizzazione dei gruppi di interesse anti-cinesi:
L'ascesa delle correnti di pensiero legate alla tecnologia amplificherà ulteriormente l'influenza della ‘fazione della guerra fredda tecnologica’ interna americana nei confronti della Cina. Dall'inizio del primo mandato di Trump fino all'amministrazione Biden, la tecnologia e il contenimento tecnologico della Cina sono stati connotati da un maggiore colore di confronto geopolitico; il ‘disaccoppiamento’ tecnologico dalla Cina e il continuo aumento del blocco tecnologico nei confronti della Cina sono sempre stati un contenuto importante della strategia competitiva del governo americano nei confronti della Cina.
Come le aree di cooperazione e competizione tra Stati Uniti e Cina stiano cambiando:
L’‘accelerazionismo pragmatico’ (ho scelto pragmatico per tradurre 有效 anziché “efficace” o “effettivo”, ma potevo usare anche “applicato” perché in fondo Musk sta mettendo all’opera quello che in precedenza era più una “filosofia” che non un piano politico vero e proprio) intensifica la competizione sino-americana nelle industrie tecnologiche emergenti, e la competizione tecnologica potrebbe diventare un punto focale a lungo termine delle relazioni sino-americane. Influenzata dalle correnti di pensiero che si oppongono al cambiamento climatico, lo spazio di cooperazione sino-americano nell'affrontare il cambiamento climatico si sta gradualmente riducendo.”
Le implicazioni per la politica cinese nei confronti degli Stati Uniti:
Basare la visione dei potenziali rischi nelle relazioni sino-americane sui nuovi cambiamenti negli Stati Uniti e ricostruire aree di cooperazione stabili basandosi sui nuovi gruppi di interesse interni americani e sulle posizioni riguardanti la Cina dovrebbe diventare un contenuto importante della pianificazione della politica cinese nei confronti degli Stati Uniti. Questo è il significato intrinseco di riconoscere accuratamente i cambiamenti, rispondere scientificamente e cercare attivamente il cambiamento nella politica verso gli Stati Uniti".
Ora, vorrei soffermarmi su tre aspetti in particolare dell’articolo: la questione dell’accelerazionismo, innanzitutto, poi i potenziali rischi per le relazioni bilaterali derivanti dal nuovo "ciclo conservatore" negli Stati Uniti e quali aree di potenziali cooperazione andrebbero dunque ridefinite dalla Cina
Partiamo dal primo punto: l’accelerazionismo pragmatico, “emerso come una nuova corrente di pensiero negli Stati Uniti, specialmente tra le élite tecnologiche”, secondo gli autori del pezzo finirà per avere un impatto significativo sulla competizione - soprattutto tecnologica - con la Cina. Questa ideologia, “che vede nella tecnologia la forza trainante per un rapido cambiamento sociale e il superamento delle convenzioni tradizionali, si manifesta in diversi modi che acuiscono la rivalità tecnologica tra le due potenze. Innanzitutto, alimenta una mentalità di competizione tecnologica esacerbata”. Ora, dato che questa prospettiva considera la leadership tecnologica non solo come un vantaggio economico, ma come una necessità per la sopravvivenza e la prosperità futura dell'umanità, l'ascesa tecnologica della Cina viene percepita come una diretta sfida alla leadership statunitense e come un ostacolo all’accelerazionismo pragmatico.
La donazione di figure di spicco come Elon Musk a organizzazioni pro-Trump, un evento che ha segnato un cambiamento nelle tradizionali preferenze politiche della Silicon Valley, evidenzia l'influenza crescente di questa corrente di pensiero. Il sostegno di figure chiave del settore tecnologico a posizioni in linea con l'"accelerazionismo pragmatico", soprattutto per quanto riguarda la deregolamentazione e il progresso tecnologico, suggerisce una potenziale convergenza tra questa ideologia e le politiche governative, in particolare sotto una potenziale seconda amministrazione Trump. La nomina di figure vicine a queste idee a posizioni chiave, come la proposta di affidare a Musk la guida di un dipartimento per l'efficienza governativa con l'obiettivo di ridurre la regolamentazione, indica una possibile traduzione di questi principi in azioni concrete.
Inoltre, tutto questo contribuisce alla formazione e al rafforzamento di gruppi di interesse anti-cinesi nel settore tecnologico. Questo ha un effetto immediato: allinea gli interessi delle grandi aziende tecnologiche e dei "falchi tecnologici" all'interno del governo, desiderosi di mantenere il vantaggio competitivo americano attraverso misure di contenimento e "disaccoppiamento" tecnologico. L'“accelerazionismo pragmatico” si scontra anche “con l'approccio cinese alla tecnologia, che pone maggiore enfasi sulla promozione del bene comune attraverso la tecnologia, sulla governance etica e sulla regolamentazione”. Questa visione americana infatti propone “una deregolamentazione spinta e di una fede quasi illimitata nel progresso tecnologico senza vincoli etici o sociali” che può portare a ulteriori attriti e incomprensioni tra i due paesi, alimentando una percezione negativa reciproca nei settori tecnologici.
I potenziali rischi per le relazioni bilaterali derivanti dal nuovo "ciclo conservatore" negli Stati Uniti
L'ingresso delle correnti di pensiero politico-sociali statunitensi in un nuovo "ciclo conservatore" presenta diversi rischi significativi per le relazioni bilaterali con la Cina. Questo spostamento ideologico influenza la percezione della Cina, le priorità strategiche e le aree di potenziale conflitto e cooperazione. Un primo rischio primario è il rafforzamento di una percezione negativa della Cina. Il "ciclo conservatore" porta con sé una critica alla globalizzazione che non avrebbe prodotto i benefici sperati e avrebbe invece contribuito a crisi economiche, immigrazione e disuguaglianze. In questo quadro, la Cina, vista come uno dei principali beneficiari della globalizzazione, diventa un bersaglio critico, portando a un'interpretazione della sua ascesa come una "sfida" e una "minaccia" agli interessi americani. Ciò si manifesta soprattutto in ambito economico, dove la crescita cinese è vista come una sfida all'egemonia economica statunitense piuttosto che un'opportunità di sviluppo congiunto, e le relazioni economiche bilaterali sono sempre più inquadrate come un gioco a somma zero. La persistente attenzione al deficit commerciale e la tendenza a politicizzare le questioni economiche sono sintomi di questa evoluzione.
Come dialogare dunque con gli Usa per evitare le trappole della polarizzazione interna e dell’emergere di questo conservatorismo così avvero a Pechino? Secondo gli autori dell’articolo ciò può avvenire attravero la ricostruzione di aree di cooperazione e attraverso alcuni passaggi:
Identificare, intanto segmenti all'interno dei nuovi e tradizionali gruppi di interesse americani che potrebbero avere interessi sovrapposti con la Cina in aree specifiche. Ad esempio: alcune aziende tecnologiche americane potrebbero continuare a beneficiare dell'accesso al mercato cinese o di collaborazioni specifiche che non riguardano tecnologie "sensibili". Potrebbe esserci spazio per cooperazione in standard tecnologici globali o in ricerca di base non direttamente legata alla sicurezza nazionale.
Oppure identificare le aziende americane con catene di approvvigionamento integrate in Cina o con significativi investimenti nel mercato cinese che potrebbero esercitare pressioni per relazioni economiche più stabili e prevedibili. Continuare a supportare la collaborazione nella ricerca scientifica di base, nella salute globale (come la prevenzione di pandemie) e in altre aree di interesse comune potrebbe persistere, in quanto beneficia entrambe le nazioni e l'umanità nel suo complesso. Ci potrebbe poi essere un interesse condiviso nella gestione di crisi globali come pandemie, instabilità finanziaria o disastri naturali, dove la cooperazione bilaterale potrebbe essere essenziale per una risposta efficace. Infine identificare e dialogare con le voci più moderate che riconoscono la complessità della relazione e la necessità di evitare conflitti potrebbe essere utile.
Sul numero di marzo di "战略决策研究” (Journal of Strategy and Decision-Making) Cai Cuihong (professoressa di relazioni internazionali alla Fudan e già autrice di “Cyber Politics in Us-China relations”) e Wang Biye hanno pubblicato uno studio che analizza la crescente competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina, descrivendola come una vera e propria "guerra" dalle implicazioni strategiche globali. Il documento esamina le mosse statunitensi e le risposte cinesi a questa sfida emergente, fornendo anche un’ottima cronologia e citando parecchi esperti cinesi al riguardo.
Il testo identifica il 2017 come un anno chiave, segnato dall'intensificarsi delle politiche statunitensi volte a contenere l'ascesa tecnologica cinese. Questo periodo ha visto gli Stati Uniti adottare strategie che vanno dalla restrizione degli investimenti, ai controlli sulle esportazioni, fino al rafforzamento della protezione della proprietà intellettuale.
L’articolo evidenzia diverse risposte cinesi alla sfida tecnologica statunitense, che ci servono per comprendere come Pechino consideri di essere arrivata “preparata” a questo momento storico. Prima di procedere, sengalo un articolo dell’Economist uscito proprio in questi giorni nel quale potete trovare alcune di queste cose.
Ora vediamo le risposte cinesi secondo gli autori dell’articolo:
Rafforzamento dell'autosufficienza tecnologica: di fronte alle restrizioni statunitensi sull'accesso a tecnologie chiave, la Cina ha intensificato gli sforzi per sviluppare capacità tecnologiche interne. Questo include un maggiore investimento in ricerca e sviluppo, il sostegno alle industrie nazionali e la creazione di un ecosistema di innovazione autonomo.
Focus sull'innovazione indipendente: la Cina riconosce la necessità di non dipendere eccessivamente dalle tecnologie straniere e sta promuovendo attivamente l'innovazione interna in settori strategici come l'intelligenza artificiale, i semiconduttori e le telecomunicazioni 5G.
Investimenti massicci in R&S: le fonti citate nell’articolo indicano un aumento significativo degli investimenti cinesi in ricerca e sviluppo, sia da parte del governo che delle imprese, con l'obiettivo di colmare il divario tecnologico con gli Stati Uniti e di raggiungere la leadership in settori chiave.
Sviluppo di standard tecnologici propri: la Cina sta attivamente partecipando e guidando la definizione di nuovi standard tecnologici a livello internazionale, in particolare nel settore del 5G e in altre tecnologie emergenti. Questo è visto come un modo per guadagnare influenza e competitività nel panorama tecnologico globale.
Attrazione e sviluppo di talenti: la Cina sta implementando politiche per attrarre talenti scientifici e ingegneristici sia a livello nazionale che internazionale, riconoscendo il ruolo cruciale del capitale umano per l'innovazione tecnologica.
Da poco è uscito Should the world fear China? dell’ex colonnello in pensione Zhou Bo. Di seguito vi metto i punti a mio avviso più rilevanti del libro:
La Cina è presentata non come una potenza revisionista che cerca di rovesciare l'ordine internazionale, ma come un beneficiario significativo e quindi un sostenitore dell'attuale sistema globale, in particolare del sistema economico aperto e guidato dal mercato emerso dopo la Seconda Guerra Mondiale (e questo ad esempio la porta ad avere una posizione molto diversa dalla Russia).
Zhou sostiene che nessun altro paese negli ultimi quattro decenni ha tratto maggiori vantaggi dalla globalizzazione quanto la Cina. Di conseguenza, è nel suo stesso interesse continuare a prosperare all'interno di questo sistema. Questa tesi si contrappone direttamente alla visione degli Stati Uniti, che spesso descrivono la Cina come una minaccia all'ordine "liberale internazionale". Il libro argomenta che questa etichetta di "ordine liberale internazionale" è di per sé discutibile, essendo una costruzione occidentale post-bellica che non tiene conto delle diverse realtà politiche e sociali globali. La Cina, pur mantenendo il suo sistema politico e sociale, ha abbracciato l'apertura economica e il commercio internazionale, diventandone un attore centrale e traendone immensi benefici. Pertanto, anziché voler distruggere il sistema, la Cina avrebbe un forte incentivo a mantenerlo e a evolvere al suo interno, assumendo un ruolo sempre più centrale ma non necessariamente egemonico.
Nonostante l'ascesa dell'Asia e della Cina in particolare, il libro nega la probabilità di un futuro caratterizzato da una "Pax Sinica", ovvero un'egemonia cinese sul modello delle precedenti potenze globali come la Pax Britannica o la Pax Americana.
Zhou chiarisce che il XXI secolo potrebbe effettivamente essere un "secolo asiatico", ma ciò non implicherà la sostituzione di un'egemonia occidentale con una cinese. Questa affermazione è fondamentale per rassicurare sul fatto che la crescita della Cina non porterà a un nuovo ordine mondiale dominato e imposto da Pechino. Sebbene l'influenza economica della Cina sia innegabile e in crescita, come dimostrato dalla sua importanza come partner commerciale per molti paesi e dall'iniziativa Belt and Road, il libro sembra suggerire che la Cina non aspira a un dominio globale o all'imposizione del proprio modello ideologico o di sviluppo. Piuttosto, si prospetta un futuro multipolare in cui la Cina sarà un attore di primo piano, ma non l'unico, e in cui la cooperazione e il bilanciamento tra diverse potenze saranno elementi chiave.
Con la sua crescente importanza globale, la Cina deve inevitabilmente proteggere i suoi "enormi interessi all'estero" e assumersi "maggiori responsabilità internazionali".
In questo senso Zhou sottolinea che una potenza globale, a differenza di un piccolo paese, ha interessi che si estendono ben oltre i suoi confini territoriali. Questi interessi includono cittadini all'estero, investimenti, rotte commerciali marittime e la stabilità regionale e globale in generale. Insomma, la Cina è presentata come una potenza in crescita che sta gradualmente prendendo coscienza dei propri obblighi internazionali, in linea con la sua crescente influenza.
Prima di salutarvi vi segnalo l’uscita di una newsletter sulla Russia: si intitola Russia e altrove, la trovate qui: è la newsletter del Centro di Studi e Analisi sulla Russia Contemporanea ed è curata da Marta Allevato e Andrea Romano e apre “una finestra su quanto accade nella Federazione, a Mosca ma anche lontano dai centri di potere tradizionali, e su come queste dinamiche interne escano dai confini geografici della Russia per influenzare molti dei principali dossier internazionali”. Insomma secondo me è una specie di “gemella” de Il Partito. Inoltre conosco Marta ed è una super professionista e di Russia, dove ha vissuto a lungo, ne sa a pacchi.
Buon weekend (la prossima newsletter come le altre arriverà domenica prossima)
Grazie per aver letto la newsletter. Io sono un giornalista, lavoro a Chora Media, conduco due podcast “Altri Orienti” e “Fuori da Qui”. Ho vissuto a lungo in Cina e in Asia, dove ho fondato China Files. Provo a raccontare cosa succede in questi luoghi con la newsletter, con i libri, con dei video su Youtube. E pure qui su Instagram.
Per chi si fosse iscritto di recente, qui trovate gli archivi
Vi ricordo che questa newsletter è per tutte e tutti gli iscritti a Il Partito. Se volete ricevere le newsletter speciali e solo per abbonati potete modificare la vostra iscrizione alla newsletter trasformandola in abbonamento. Se non siete ancora iscritti potete farlo qui: