Piombo e AI
Nuovo clamoroso scandalo alimentare in un asilo, non si parla d'altro. AI e futuro, c'è un dibattito in corso. Rettificazione dei libri di testo scolastici. TotoXi: in pieno potere o più debole?
Buongiorno da Pechino, la newsletter di oggi risente molto dei tanti spunti che arrivano stando qui in Cina. Nelle ultime settimane infatti era abbastanza improbabile non incrociare l’argomento più caldo della cronaca nazionale, uno scandalo legato al piombo contenuto nei cibi di un asilo privato. In ogni gruppo di WeChat per alcuni giorni non si è parlato d’altro: c’entrano l’avidità, l’irresponsabilità, il cronico tentativo da parte delle autorità locali di nascondere certi scandali, la preoccupazione della popolazione di fronte a comportamenti che mettono a rischio la vita dei bambini.
Sono i tipici scandali che fanno incazzare come delle iene i cinesi, perché è come se ci fosse il seguente sottotesto: siamo all’interno di una specie di bolla dalla quale non possiamo uscire, e va bene. Ma all’interno di questa bolla tutto deve essere perfetto, non possono esserci vicende come quelle di Tianshui, nella provincia del Gansu. Ho provato a raccontare la vicenda, tenendo presente che non è un caso isolato, che c’è un pregresso (quando ho vissuto consecutivamente e a lungo in Cina, ci sono stati parecchi scandali di questo tipo) e che ci sono molte preoccupazioni per il futuro.
Il secondo tema della newsletter ha a che vedere con l’AI. Questa settimana sono stato a cena con un gruppo di ragazzi e ragazze impiegate in diverse aziende tech cinesi. E l’argomento centrale è stato l’AI: come cambierà le nostre vite? Ci toglierà il lavoro, ecc? A conferma che questo dibattito è ovunque, anche in Cina, e che i giovani cinesi (ma più generalmente in Asia) si sentono impegnati in un dibattito che ritengono fondamentale per il loro futuro (proprio come accade da noi). Per questo, ho riassunto una lunga intervista al professor Liu Jia, Direttore del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive della Tsinghua University, che di recente ha scritto un libro dal titolo “Intelligenza Artificiale Generale: ricostruzione della cognizione, dell'educazione e del modo di vivere”.
Poi, un altro tema molto in voga, considerato il momento “nazionalista” della Cina (so che non è precisa questa espressione, ma la uso per capirci) è quello sull’importanza della storia cinese e della proposta “di civiltà” cinese (non priva di pregiudizi sulle altre “civiltà” ovviamente). Ho trovato un pezzo interessante, seppure molto propagandistico, sulla “rettificazione” dell’eurocentrismo che secondo due accademici dovrebbe essere attuato nei libri di testo.
Infine Xi Jinping e questo è un tema che mi pare stuzzichi molto i media internazionali: davvero si è indebolito?
Benvenuti dunque alla newsletter di oggi.
Lo scandalo del piombo
Ho letto molto articoli sul tema e vi propongo una specie di riassunto per spiegare cosa è successo, come è successo, quali sono state le conseguenze immediate e di cosa si sta dibattendo ora.
A marzo 2025 arrivano le prime notizie dall’asilo privato Peixin, Tianshui, Gansu.
Numerosi bambini iniziano a presentare sintomi come nausea e diarrea e i primi test rivelano livelli di piombo nel sangue "significativi. Ovviamente la cosa viene in qualche modo sottovalutata, diciamo. Anzi, le autorità locali dicono che è tutto normale. Dopo mesi di disagio e incertezza, i genitori collegano finalmente i sintomi dei bambini all'asilo nido. La sfiducia nelle autorità locali li spinge a recarsi a Xi'an, in un'altra provincia, per sottoporre i propri figli a test indipendenti. I test a Xi'an rivelano una realtà ben diversa da quella descritta dalle autorità locali: 70 dei 74 rapporti dell'Ospedale Centrale di Xi'an mostrano livelli di piombo superiori a 200 microgrammi per litro (µg/L), con un picco allarmante di 528 µg/L in un bambino. È uno scarto abissale rispetto allo standard cinese e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (50 µg/L).
(Nota sulla misurazione: µg/L sta per "microgrammi per litro". È un'unità di misura che indica la concentrazione di una sostanza (in questo caso, il piombo) in un liquido (in questo caso, il sangue).
L’8 luglio una commissione d'inchiesta congiunta della città di Tianshui rende pubblici i risultati ufficiali: su 251 bambini dell'asilo, ben 233 presentano livelli di piombo "anomali", e il 40% di questi è classificato con avvelenamento da piombo moderato o grave.
Le indagini della polizia rivelano la causa: la direttrice e rappresentante legale dell'asilo e l'investitore (l’asilo, come ho specificato all’inizio, è privato), insieme al personale di cucina, avevano acquistato vernici colorate online (etichettate come non commestibili) e le avevano diluite per utilizzarle nella preparazione di alcuni alimenti (ci sono ovunque le foto delle telecamere delle cucine, i colori sono incredibili, sembra proprio che abbiano ridipinto il cibo).
Due campioni di questi alimenti contenevano livelli di piombo di 1052 mg/kg e 1340 mg/kg, superando di oltre 2000 volte lo standard di sicurezza alimentare nazionale (0,5 mg/kg).Otto persone sono state arrestate e diversi funzionari locali subiscono procedimenti disciplinari.
Le conseguenze per i bambini potrebbero essere gravissime, perché oltre ai sintomi fisici, l'esposizione al piombo, anche a bassi livelli, provoca danni irreversibili al cervello in via di sviluppo, con impatti negativi su capacità cognitive, attenzione e controllo del comportamento.
Ma l'incidente di Tianshui solleva altri interrogativi, che vanno oltre la responsabilità individuale. Intanto, la clamorosa differenza tra i risultati dei test locali e quelli di Xi'an solleva dubbi sulla trasparenza e l'integrità delle procedure di controllo locali. Poi, come sottolineano molti articoli la rapidità con cui è stata identificata e punita la responsabilità individuale (l'asilo nido) fa temere che si stia seguendo uno schema già visto in Cina per le crisi di salute pubblica e ambientale: attribuire la colpa a singoli attori per poi chiudere il caso, senza affrontare le carenze sistemiche sottostanti.
C’è anche un contesto storico: il Gansu è una provincia ricca di risorse ma con una lunga storia di inquinamento da piombo dovuto all'estrazione mineraria e alle industrie pesanti. Dalla lettura di diversi articoli ho estrapolato questi precedenti:
Nel 2006, a Wuhecun, Tianshui, un impianto di fusione causa l'avvelenamento da piombo di 334 bambini. Nello stesso anno, a Hui County, oltre 900 residenti, di cui 373 bambini, vengono avvelenati da piombo, con il 90% dei bambini che superano i limiti e alcuni con avvelenamento grave. Anche allora, gli ospedali locali non rilevarono l'avvelenamento, scoperto solo dopo test in ospedali di Xi'an.
Nel 2009, a Longnan, Hui County, un'altra fonderia emette fumi di piombo 800 volte superiori alla norma, avvelenando 373 bambini.
Nel 2015, a Jinchang, il suolo agricolo mostra concentrazioni di piombo superiori a 200 mg/kg.
Nel 2018, a Baiyin, il 42% del suolo coltivabile supera i limiti di piombo. Questa lunga storia suggerisce che l'incidente di Tianshui potrebbe essere il risultato non solo di un atto criminale intenzionale, ma anche di una prolungata esposizione ambientale preesistente, aggravata dall'uso deliberato di pigmenti tossici.
Tra i vari ragionamenti ho trovato questo, che mi pare abbia senso: “Sebbene la Cina abbia eliminato la benzina con piombo all'inizio del 2000 (il principale colpevole della crisi del piombo nei bambini tra il 1997 e il 2000), il problema persiste. I livelli medi di piombo nel sangue dei bambini cinesi, pur essendo diminuiti drasticamente, sono ancora significativamente più alti rispetto ai paesi sviluppati (come gli Stati Uniti o l'Europa, che hanno valori molto inferiori ai 50 µg/L raccomandati dall'OMS). La nuova "fonte" del piombo è prevalentemente l'inquinamento industriale (soprattutto fusione di metalli non ferrosi e riciclo di batterie al piombo-acido) e la combustione di carbone (che in Cina ha un alto contenuto di piombo). Queste fonti contaminano suolo, aria e polveri interne, entrando nel corpo umano attraverso la respirazione e la dieta”.
Diversi autori, infine, sottolineano l'urgenza di riforme per prevenire future intossicazioni, come ad esempio l’istituzione di un meccanismo indipendente di indagine ambientale, guidato da enti nazionali, per tracciare le fonti di piombo in aria, acqua e suolo, condurre una valutazione del rischio ambientale e una riqualificazione degli ambienti scolastici per le istituzioni di assistenza all'infanzia e le scuole, istituire un sistema di archivi sanitari ambientali per i bambini, basato sul sistema sanitario comunitario, per condurre screening regolari (ad esempio, per il piombo nel sangue) sui bambini da 0 a 12 anni, creando un database dinamico, promuovere la legislazione sulla prevenzione e il controllo dell'inquinamento da metalli pesanti, chiarendo le responsabilità legali di governi e imprese in caso di occultamento o ritardo nella divulgazione delle informazioni sull'inquinamento.
Il dibattito sull’AI, un’intervista
Di seguito un riassunto di una intervista al professor Liu Jia, Direttore del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive della Tsinghua University, che di recente ha scritto un libro dal titolo “Intelligenza Artificiale Generale: ricostruzione della cognizione, dell'educazione e del modo di vivere”.
Ho diviso le cose dette da Liu Jia in diversi punti:
Lungi dall'essere un avversario, l'AI funge da "microscopio" che ci costringe a ridefinire il nostro valore intrinseco, in un'epoca in cui la tecnologia, dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022, si è trasformata in una "nuova specie" e avanza in modo tale da implicare una co-evoluzione con l'uomo. Questa rapida progressione tecnologica, libera le competenze umane in modo simile a come la rivoluzione industriale liberò il corpo, spingendoci a riconsiderare il nostro vero valore personale, non più definito da compiti meccanici.Per il professor Liu, la vera ansia non è che l'AI ci "rubi il lavoro", ma la mancanza di consapevolezza di ciò che amiamo e in cui eccelliamo. In pratica sostiene che le qualità umane insostituibili risiedono nella nostra "sensibilità" – la presenza fisica e l'esperienza corporea – e nella capacità di vera creatività "dal nulla", oltre che nella nostra intrinseca auto-motivazione, aspetti che l'AI non può ancora replicare. L'AI, quindi, agisce come un "supporto esterno" che amplifica le nostre capacità, portando alla conseguenza che chi saprà usare l'AI sostituirà chi non lo farà.
In vista del futuro, ha suggerito una profonda revisione dell'educazione. L'apprendimento di lingue come l'inglese potrebbe diventare superfluo grazie alle traduzioni avanzate dell'AI. L'attenzione pedagogica dovrebbe invece spostarsi dalla mera memorizzazione all'allenamento del pensiero logico, critico e alla coltivazione della creatività nei "regni sconosciuti". Secondo il professore i bambini dovrebbero essere “iniziati” all'AI precocemente, non per dipendenza, ma come strumento per ampliare la loro "visione" e per stimolare un pensiero critico capace di discernere tra verità e le "allucinazioni" dell'AI.
Il pericolo più grande, ha avvertito, è che le future generazioni, pur avendo l'AI a disposizione, vengano formate in modo ripetitivo e privo di immaginazione, un problema che l'educazione deve affrontare con urgenza, insegnando loro non solo la programmazione per il pensiero computazionale, ma soprattutto come dialogare efficacemente con i grandi modelli per sbloccare il loro pieno potenziale.
Rettificare i testi scolastici
Quello che segue è un riassunto di è un testo che si pone contro il pensiero eurocentrico, ma che nello stesso tempo evidenzia anche il “clima” che si respira nell’ambito delle istituzioni scolastiche cinesi in questa fase di forte “nazionalismo” (che come mi ha spiegato Mao Keiji magari non sarà un’espressione correttissima, ma che in ogni caso indica sicuramente una tendenza in atto) e di attenzione a “scrivere bene di Cina”. In più visto che da noi il Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha recentemente proposto una riforma dei programmi scolastici che pone l'accento sulla storia e i valori dell'Occidente, mi sembrava interessante vedere un’altra campana…contraria ma molto simile. Gli autori sono Xue Weiqiang e Ma Yanjun, entrambi accademici nel campo dell'educazione storica in Cina.
Intanto, la "visione eurocentrica" è definita come una prospettiva che pone la cultura e la storia occidentale al centro del mondo, considerandole superiori e universali. I due accademici si prendono il tempo di esporne l’evoluzione: dal suprematismo razziale prima della seconda guerra mondiale, al determinismo istituzionale durante la guerra fredda, fino alla teoria dello scontro di civiltà nell'era post-guerra fredda, sottolineando come, nonostante le maschere, il nucleo di discriminazione rimanga invariato.
I testi di storia cinesi, invece, secondo loro, promuoverebbero un approccio più inclusivo e diversificato. “Rompendo con l'idea di un unico centro storico, i testi presentano la storia umana come un risultato collettivo di diverse civiltà, con un'attenzione particolare alle civiltà non occidentali (come quelle africane e americane antiche) che spesso sono state trascurate. Viene rivalutata l'economia dei piccoli agricoltori cinesi, spesso etichettata come "arretrata" e "chiusa" in un'ottica occidentale. I testi ne riconoscono l'efficienza, la stabilità e il contributo significativo alla società cinese per millenni, evidenziando che non era così "chiusa" come spesso descritto.
Ovviamente, i testi cinesi evitano di esaltare ciecamente i sistemi democratici occidentali e di sminuire eccessivamente il sistema di centralizzazione imperiale cinese (ma guarda un po’ :). Descrivono la democrazia greca e romana in modo più obiettivo, sottolineando le loro limitazioni (ad esempio, l'esclusione di donne, stranieri e schiavi). In sintesi, il documento mostra come i testi di storia cinesi stiano ridefinendo la narrazione storica “per instillare negli studenti un senso di fiducia nella propria cultura e nel proprio sistema, promuovendo al contempo una visione del mondo più equa e interconnessa”, stando ai due accademici, naturalmente. La mia idea è che invece siamo di fronte allo scontro di due narrazioni che non hanno alcun senso, proprio perché nessuna delle due mette al centro uno sviluppo mondiale, globale, senza cercare di portare acqua al proprio mulino. Ma questo testo, pur nel suo essere di clamorosa “propaganda”, mi aiuta anche a ragionare su due aspetti: che dall’alto le indicazioni che arrivano, qualsiasi sia il sistema politico, sono le stesse, e che anche da parte delle autorità ufficiali cinesi esistono tutta una serie di pregiudiziali nei confronti del resto del mondo (e questo mi serve per una cosa su cui sto lavorando, con calma :) che non è detto si trovino poi all’interno della società civile, pur sottoposta a una insistente opera di propaganda.
Quindi, come sta il leader?
Io non lo so, ma mi pare che tanti abbiano certezze granitiche. “Xi non compare da due giorni sui media”, o affini, è diventato un refrain costante sui media internazionali (non tutti, va detto).
Ma in realtà sappiamo che invece mediamente non cambia niente da tempo, in fatto di apparizioni (e che in ogni caso nessuno sa veramente cosa succede lì dentro). Comunque, intanto vi segnalo il lavoro, sempre ottimo, del team di China Media Project.
In risposta alle crescenti speculazioni mediatiche occidentali, che suggeriscono un indebolimento politico di Xi Jinping e una sua marginalizzazione nei media di stato cinesi, uno studio approfondito del People's Daily e di altri organi ufficiali smentisce tali affermazioni.
Analizzando i dati sulle apparizioni di Xi Jinping e degli altri membri del Comitato Permanente del Politburo (PSC) nei titoli e nelle immagini della prima pagina del People's Daily tra il 2023 e il 2025, la ricerca conferma la permanente dominanza di Xi. Sebbene ci sia stata una diminuzione del 14% nelle sue apparizioni nei titoli tra il 2023 e il 2025, questa è spiegabile con picchi di copertura legati a importanti eventi di partito (come il 20° Congresso del PCC nel 2022 che ha spinto i titoli nel 2023). Nonostante questo calo relativo, il divario con il secondo membro più influente, il Premier Li Qiang, rimane abissale (oltre il 230%).
“Eh ma ok, è vivo ma è molto indebolito!” Ora, a me tutto questo non mi scalda, né voglio dimostrare che Xi Jinping è ancora forte, anzi non mi dispiacerebbe assistere a un momento critico per il Partito e magari chissà a un cambio. Ma neanche possiamo sognare o desiderare i fatti, dobbiamo limitarci a raccontarli. Di recente si dice che Xi Jinping abbia demandato del potere, un segnale che dimostrerebbe la sua debolezza di fronte a non so chi capisce bene quali camarille del Partito che non lo sopporterebbero più.
Ora, tutto può essere, immagino che in tanti anche ai vertici si siano un po’ stancati della mega centralizzazione che è arrivata con Xi. Magari qualcuno è davvero preoccupato: la situzione richiede una certe lucidità e chissà se Xi sa davvero cosa fare. La sensazione in Cina è che al momento, per far riparte l’economia, nessuno sappia davvero cosa fare.
In ogni caso, su questo secondo aspetto (la eventuale “cessione” di parte del potere di Xi), ha scritto un post molto importante Holly Snape, qui, nel quale in pratica sostiene che “nonostante le speculazioni”, le nuove regolamentazioni sui processi decisionali del Partito non indicano un indebolimento del potere di Xi Jinping. Sono invece una mossa pianificata da tempo per formalizzare e ottimizzare l'uso del potere già centralizzato sotto la sua leadership, migliorando l'efficienza nell'attuazione delle decisioni e rafforzando la sua autorità, non limitandola.
Il discorso è più articolato e Snape lo spiega in modo egregio.
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